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sabato 23 gennaio 2016

Lo Scandalo Scommesse Tennis Gate: Match Truccati e Liste Di Nomi

In questi giorni è esploso il cosiddetto "Tennis Gate", scandalo scommesse inerente il Tennis.
Match truccati anche durante Roland Garros e Wimbledon, 16 tennisti tra i Top 50 coinvolti, tra cui vincitori di Slam in singolo e doppio, nell’immobilismo dell’ATP, colpevole d’aver insabbiato i casi.
Alle loro spalle una rete di scommettitori che spazia dalla Russia all’Italia.
La grave accusa viene diffusa dalla britannica BBC e dall'americana Buzzfeed in una lunga inchiesta.
Il periodo analizzato va dal 2003 al 2008 e secondo il capo della TIU, Nigel Willerton, non è stato possibile applicare in maniera retroattiva il codice di controllo, varato proprio nel 2008, che avrebbe potuto portare a esiti diversi.
Del resto è da tempo che circolano sospetti attorno a una “black list” di tennisti e questa non è la prima indagine sul Match Fixing sotto rete.
Daniel Koellerer, ex numero 55 al mondo, venne radiato nel 2011 e molti giocatori di buon livello sono stati fermati (anche a vita) perché ritenuti colpevoli di Fixed Match
Un fenomeno diffuso soprattutto nei tornei minori, ai quali prendono parte tennisti fuori dalla Top 100 mondiale, coloro che sono lontani dal grande circuito di montepremi milionari e sponsor.
La storia comincia nel 2009, quando il giornalista Simon Cox, da anni impegnato in un'inchiesta sulle scommesse, incontra qualcuno nel suo ufficio di Londra.
Cox ha indagato a fondo, alcuni report confidenziali gli hanno dimostrato che alcuni top player scommettono e sono implicati in un giro di puntate sospette, ma nessuno ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto.
Sino appunto a quest'incontro datato 2009.


L'ORIGINE DI TUTTO: SOPOT 2007
La storia comincia nel 2007 a Sopot, una piccola città della Polonia, dove si tiene annualmente un torneo minore.
Nel secondo turno, il 2 Agosto 2007 si sfidano il russo Nikolay Davydenko e l'argentino Martin Vassallo Arguello.
Normalmente un evento come questo attrae piccole somme, ma scatta l'allarme quando emerge un giro superiore ai tre milioni di sterline.
La gara fu vinta a sorpresa dall’argentino, numero 87 del ranking ATP, che approfittò del ritiro del russo sul punteggio di 6-2 3-6 1-2.
La mole di scommesse sull’incontro, una cifra superiore ai 4 milioni di euro, insospettì Betfair, una delle agenzie più importanti di betting exchange, che annullò le puntate, restituì i soldi e aprì un’indagine avvisando i responsabili dell’ATP.
La Betfair invalidò la partita, annullando le scommesse.
Destarono molti sospetti anche le origini delle scommesse: circa il 20% del totale proveniva infatti da conti registrati a Mosca.
Le quote della gara subirono degli sbalzi assolutamente pazzeschi ed anomali: il successo del russo inizialmente era bancato a 1,20 ma nel corso della giornata, prima dell’inizio del match, toccò quota 2,44. Durante l’indagine l’ATP si avvalse dell’aiuto degli esperti della sicurezza del mondo delle corse dei cavalli (British Horseracing Authority) che aveva molta esperienza in questo ambito.
Emerse anche un altro particolare che alimentò molti dubbi: tre giorni prima della partita, Davydenko chiese al medico del torneo se l’infiammazione al tendine che lamentava potesse essere una ragione sufficiente per ritirarsi.
Il manager del russo, chiamato a rispondere davanti ai giornalisti, parlò di frattura da stress ma questa problematica non fu mai riscontrata in una cartella clinica.
L’inchiesta fu comunque archiviata nel settembre del 2008.
La vicenda sembrò chiudersi con un nulla di fatto anche se il comunicato dell’Associazione giocatori, che gestisce il circuito dei tornei pro, sembrò lasciare aperto qualche dubbio: «Oltre ad aver interrogato una serie di persone coinvolte in qualche modo nel match e aver analizzato i movimenti contabili di coloro che hanno scommesso online sull’evento, la squadra investigativa ha preteso e ottenuto registrazioni telefoniche dei due diretti interessati e di membri facente parte del loro staff. Alcuni si erano inizialmente sottratti alle richieste dell’ATP e si erano appellati contro tale iniziativa. Al termine di una serie di procedimenti legali, sono stati costretti per legge a fornire i dati richiesti ma, a causa del protrarsi delle vicende legali, le compagnie telefoniche hanno confermato l’avvenuta eliminazione di alcune registrazioni. Perciò il tutto fu archiviato».


L'INCHIESTA DELLA BETFAIR
Intanto gli uffici londinesi della Betfair decisero di andare a fondo.
Si svolge una riunione in cui appare un elenco di sei/sette giocatori sospetti.
Le indagini successive portano alla scoperta di tre grosse centrali di scommesse coinvolte in questa storia.
Nella prima, in Russia, si sono verificate le giocate su cinque partite sospette e profitti per 250 sterline. Poca roba, ma sufficiente per andare avanti nell'inchiesta.
E' in Italia che il fenomeno assume dimensioni spaventose e fa scattare l'allarme.
C'è infatti una seconda base, in Sicilia, in cui sono state realizzate scommesse su dodici match sospetti e ricavato un profitto di oltre 650 mila sterline.
Un terzo centro viene individuato nel Nord Italia e qui la portata del fenomeno assume dimensioni maggiori, con le puntate su ventuno gare e un giro di incassi superiore alle 650 mila sterline.
Trapelano anche i particolari delle combine.
Ad esempio, un tennista vince un set, poi durante la pausa, scatta un flusso anomalo di puntate sul match. Riprende la partita e il tennista che prima aveva perso il set si aggiudica otto giochi di fila.
Nei documenti che l'insider ATP ha girato a BuzzFeed News, compare un numero ricorrente che scambia ben 82 sms con Vassallo Arguello, uno dei giocatori i cui match mostrano flussi di scommesse anomali. "Sei sveglio? Posso chiamarti? Stanza numero 1", alcuni dei messaggi in codice.
Secondo la ricostruzione del magazine, l'autore dei messaggi sarebbe stato Fabrizio Guttadauro, 43enne palermitano che, a quanto risulta dalle indagini, avrebbe scommesso e vinto su alcuni match dell'argentino. Contattato una prima volta da BuzzFeed, quello che nei documenti viene definito "the sicilian gambler", avrebbe negato di conoscere Vassallo Arguello sostenendo che il suo telefono fosse stato hackerato durante il torneo.
Il materiale investigativo viene girato all'ATP, ma la risposta è che non ci sono elementi sufficienti per prendere provvedimenti immediati.
Viene solo aperta un'inchiesta interna, in cui vengono interrogati giocatori e arbitri.
I risultati sono deludenti.
I problemi sono sostanzialmente due: l'omertà dell'ambiente e i metodi di indagine limitati.


WIMBLEDON 2005, 2006, 2009
Addirittura ci sarebbero anche match sotto inchiesta nel torneo di Wimbledon, quattro in particolare.
La notizia è stata pubblicata dal Daily Mail, con grande risalto al coinvolgimento del britannico Richard Bloomfield.
Le prime due gare furono giocate il 21 maggio 2005 e riguardano il primo turno: Arthurs-Volandri (6-3 6-4 6-4 per l’australiano) e Elseneer-Starace (6-3 7-6 6-3 per il belga).
Le terza è datata 27 giugno 2006, il primo turno tra Bloomfield e l’argentino Berlocq: vinse il britannico 6-1, 6-2, 6-2 (furono puntate 340mila sterline).
La quarta risale al 23 giugno 2009, ancora una volta primo turno: Melzer-Odesnik, con successo dell’austriaco per 6-1 6-4 6-2.
Nel match di Volandri, il tennista più citato nei report dell’inchiesta curata dall’ATP nel 2008, ci fu un’impressionante volume di giocate a favore del successo del belga.
Volandri era in quel momento il numero 32 al mondo.
Nella partita di Starace, 34 anni, radiato e poi assolto nel 2015, pare che il belga Elseneer fu contattato alla vigilia del match e gli furono offerti 100 mila dollari per perdere.
Elseneer vinse la gara ed è una delle sfide sulle quali l’inchiesta dell’ATP ha concentrato i suoi sforzi.
I risultati dell’indagine non sono stati ancora resi pubblici.
Altre sfide di Wimbledon in questi anni avrebbero registrato un volume anomalo di giocate, ma finora non sono trapelati altri casi come i quattro sui quali si è sviluppata l’inchiesta.


LE CONFESSIONI DI UN TENNISTA SUDAMERICANO ANONIMO
La trasmissione "File On 4" su BBC, in questi giorni ha diffuso un'intervista ad un ex giocatore sudamericano, che non ha voluto rivelare la sua identità, che ha detto di essere consapevole del fatto che interi tornei sono stati truccati, tra cui alcuni Masters Series: "Quando ho iniziato a credere negli intrighi? E' stato quando una persona mi ha detto i risultati dei due seguenti tornei. Mi ha detto che avrebbe vinto e come avrebbe vinto. Mi ha detto esattamente come sarebbe andata. Quando l'ho visto con i miei occhi non riuscivo a crederci. Ha parlato di un Masters Series, lì ci sono nomi importanti".
"Si sa chi lo fa e chi no. E' un segreto che tutti conoscono nel circuito, ma nessuno dice nulla. Semplicemente guardiamo e continuiamo a lavorare. Perché non ho mai denunciato niente? Non ho parlato con le autorità perché sanno esattamente chi lo fa. Se vogliono fermare tutto questo, lo possono fare ora. Lo fermino oggi. Sanno esattamente chi lo fa e come. E' molto facile. Semplicemente non vogliono fermarlo".
Nel dettaglio dello schema, ci sarebbero "tre grossi gruppi" che controllano le scommesse; le mazzette ai giocatori coinvolti verrebbero consegnate cash per evitare la tracciabilità.
"Ogni gruppo ha diversi scagnozzi che vanno a parlare coi giocatori. Hanno molti uomini nel circuito e 50-60 conti dove tengono piccole somme. Da giocatore mi rendo conto di chi sbaglia di proposito. Perciò ci troviamo in mezzo, lo sappiamo".


LA LISTA DEL SVENSKA DAGBLADET (2011)
Intanto il Blick in questi giorni ha tirato fuori due liste pubblicate nel 2011 dal quotidiano svedese "Svenska Dagbladet", una "lista nera" e una "lista dei sospetti", che comprendono i nomi di 41 tennisti che allora erano accusati di avere truccato delle partite.
Una lista che ai tempi era presto stata dimenticata, in ogni caso non si hanno comunque certezze nè son prove di colpevolezza.
Vi si ritrova comunque il vincitore di un US Open, ovvero il croato Marin Cilic.
"Forse il solo fatto di essere stata contattata è sufficiente per finire sulla lista" aveva dichiarato allora Oprandi.

La lista nera del 2011:
Philipp Kohlschreiber, Potito Starace, Andreas Seppi, Fabio Fognini, Janko Tipsarevic, Michael Llodra, Nikolay Davydenko, Teymuraz Gabashvili, Victor Crivoi, Christophe Rochus, Oscar Hernandez, Yevgeny Korolev, Filippo Volandri, Wayne Odesnik, Victoria Azarenka, Agnieszka Radwanska, Francesca Schiavone, Sara Errani, Maria Kirilenko, Kateryna Bondarenko.

La lista dei sospetti del 2011:
Brian Dabul, Eduardo Scwhank, Jeremy Chardy, Simone Bolelli, Lukasz Kubot, Carlos Berlocq, Igor Kunitsyn, Andrey Golubev, Alex Bogomolov, Somdev Devvarman, Steve Darcis, Marin Cilic, Flavio Cipolla, Ivo Karlovic, Viktor Troicki, Flavia Pennetta, Roberta Vinci, Virginie Razzano, Romina Oprandi, Dominika Cibulkova, Eleni Daniilidou.


LA LISTA DI SHOWLEGEND (2015)
Dopo le liste del 2011 rispolverate dal Blick, è spuntata nelle scorse ore una nuova lista di nomi dei tennisti che sarebbero coinvolti nello scandalo di corruzione rivelato lunedì da BBC e Buzzfeed News.
In questo caso, secondo i due blogger di Showlegend che l'hanno diffusa, si tratterebbe di una lista attuale, realizzata incrociando le informazioni fornite dai due media con le statistiche delle vittorie e delle sconfitte di tutti i giocatori che hanno militato nel circuito ATP negli ultimi cinque anni.

La lista dei sospetti comprende i seguenti 15 nomi:
Igor Andreev, Lukas Lacko, Ivan Dodig, Andrey Golubev, Juan Ignacio Chela, Lleyton Hewitt, Jan Hajek, Albert Montanes, Daniel Gimeno-Traver, Janko Tipsarevic, Alex Bogomolov Jr, Matthew Ebden, Denis Istomin, Teymuraz Gabashvili e Michael Russell.

Il sito d’informazione ha precisato però che si tratta solo dei nomi che sono stati comunicati.
Perciò, non necessariamente, questi tennisti sono colpevoli di aver aggiustato volontariamente il risultato di un loro match.
Lleyton Hewitt, accusato il giorno dopo essersi ritirato tra la gloria generale, non ci sta: “Questa situazione è una farsa assoluta. E’ assurdo il fatto che sia uscito il mio nome in questa vicenda”.


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giovedì 14 gennaio 2016

La Maledizione Di Ramsey: Tutte Le Morti Celebri

Il popolo del Web, si sa, vive di leggende e la maledizione di Aaron Ramsey (giocatore gallese dell'Arsenal) è una di queste.
Cosa dice questa maledizione? Che quando segna Ramsey, da lì a poco, morirà qualcuno "famoso".
Ramsey inizia a giocare nel Cardiff City, poi nel 2008 (appena 18enne) si trasferisce all'Arsenal.
L'anno in cui il promettentissimo centrocampista gallese fa vedere qualcosa è quello successivo: nel 2009.
Tuttavia il 27 Febbraio 2010 in un violentissimo scontro contro il difensore dello Stoke City, Ryan Shawcross, s'infortunia gravemente.
Infatti una doppia frattura di tibia e perone della gamba destra mise a serio rischio la sua carriera.
9 mesi di stop.
Il suo ritorno coincise con il prestito al Nottingham Forest e alla sua ex squadra(il Cardiff City) per ritrovare la forma.
Dopo 1 anno dal terribile infortunio e come detto dopo qualche mese in Championship, ritorna all'Arsenal a Febbraio del 2011.


LA MALEDIZIONE E LE CELEBRITA' MORTE
Secondo il tabloid "The Sun" è proprio nei mesi successivi che inizia questa fantomatica maledizione, precisamente il 1 maggio del 2011.
Quel giorno Ramsey piegò il Manchester United (storico rivale dell'Arsenal), il giorno successivo Osama Bin Laden venne ucciso durante un raid compiuto dagli americani.
Poi il 2 ottobre dello stesso anno, Ramsey fece gol al Tottenham, tre giorni dopo fu annunciata la morte di Steve Jobs (Apple).
Il 19 ottobre, il centrocampista dei Gunners segnò contro il Marsiglia in Champions League e lo stesso il giorno il colonnello Muʿammar Gheddafi fu catturato, torturato e ucciso barbaramente.
Nel 2012 l’11 febbraio, Ramsey andò in rete contro il Sunderland e da Los Angeles arrivava la notizia della scomparsa di Whitney Houston.
Il 4 agosto 2012 Ramsey segnò con la nazionale britannica alle olimpiadi (contro la Corea), il giorno dopo passò a miglior vita Chavela Vargas (cantante messicana molto nota in centro America).
Il 22 marzo 2013 segnò durante Scozia-Galles, il giorno stesso se ne andò Bebo Valdes (pianista cubano).
Nel 2013 il gol al Wigan corrispose con la morte, tre giorni dopo, del dittatore Jorge Videla.
Il 18 settembre 2013 ad andarsene fu il pugile ed attore americano Ken Norton (Ramsey aveva segnato contro il Marsiglia in Champions League).
Il 30 novembre 2013 una doppietta Aaron avrebbe colpito sempre al di là dell'oceano, con la morte dell'attore Paul Walker.
Il 20 aprile 2014 Ramsey segna contro l'Hull, dopo poche ore muore il pugile Rubin "Hurricane" Carter.
Poi ci fu il suicidio di Robin Williams, era l'11 agosto 2014, e Ramsey aveva segnato il giorno prima contro il Manchester City.
In seguito toccò a Sir Richard Attenborough, di Jurassic Park, in quel caso il centrocampista di Wenger aveva gonfiato la rete dell'Everton.
Il 6 dicembre 2014 il gallese segna allo Stoke City e il giorno dopo muore Mango.
Poi si arriva al musicista David Bowie (rete contro il Sunderland) e il 14 gennaio 2016 ad Alan Rickman regista ed attore britannico (rete ad Anfield nel 3-3 contro il Liverpool).


RAMSEY PORTA SFIGA QUINDI?
Quindi è vero che quando segna Ramsey, muore qualcuno? Trattasi ovviamente di semplice fatalità e coincidenze perchè Ramsey di reti ne ha segnate comunque di più.
Da quando è ritornato all’Arsenal(febbraio 2011), infatti, è già andato a segno per 32 volte, a cui si dovrebbero sommare almeno altre 5 reti con la nazionale del Galles.
Nelle stagioni 2013-14 e 2014-15 il centrocampista è andato in gol con il proprio club rispettivamente 16 volte e 10 volte e nella stagione in corso è già a quota 5.
E direi che, viste le statistiche, i conti non tornano perchè una maledizione dovrebbe valere sempre...non a piacimento.


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martedì 5 gennaio 2016

Il Goal Fantasma Di Geoff Hurst Era Regolare! (Mondiali 1966)

"Era dentro? Era sulla linea? E' un gol fantasma? No, è regolare"

Pochi momenti nella storia sportiva hanno provocato dibattiti così accesi ma nella serata di Lunedi Sky Sports ha definitivamente dimostrato ciò che i tifosi inglesi speravano da sempre: il controverso goal fantasma inglese realizzato nei tempi supplementari da Geoff Hurst contro la Germania nella finale dei Mondiali 1966, aveva attraversato completamente la linea quindi era regolare (partita finita 4-2).

ENGLAND (4-3-3)
Banks
Cohen, J.Charlton, Moore, Wilson
Stiles, B.Charlton, Peters
Ball, Hurst, Hunt

Sky Sports utilizzando i dati statistici di Opta, il touchscreen SkyPad, oltre alla realtà virtuale di EA Sports ha ricostruito l'episodio (in parole povere è la stessa tecnologia "Goal Line" utilizzata in Premier per stabilire se la palla ha varcato la linea o no). In studio Jamie Carragher e Ed Chamberlain hanno rianalizzato l'azione svoltasi a Wembley 50 anni fa. L'analisi di Sky ha dimostrato, oltre ogni dubbio, che il secondo gol di Hurst aveva effettivamente attraversato la linea quindi la rete era regolare.
Ci si è soffermati anche sul capitano Bobby Moore, autore di una performance sublime in entrambe le metà-campo.

Carragher ha ribadito: "Negli anni si è parlato così tanto se la palla avesse effettivamente attraversato completamente la linea. La nostra tecnologia è stata in grado di dimostrare una volta per tutte che la palla crossata da Ball e poi colpita da Hurst dopo aver sbattuto contro la traversa è entrata. Il guardalinee forse non era nella posizione migliore, ma la decisione è stata giusta. La palla non è nemmeno vicinissima alla linea. Ci sono due, tre pollici lì"

Effettivamente, come tutti ricorderete/saprete, il guardalinee Tofiq Bahramov assegnò la rete ma i tedeschi si lamentarono molto dell'accaduto. E' ufficiale quindi: quel goal era regolare!
Dunque ha, finalmente fine, uno dei più grossi dibattiti da pub e misteri della storia del calcio. Con buona pace di tutti.


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lunedì 4 gennaio 2016

Transazioni In MLB: Trades, Waivers, Rule 5 Draft, Arbitrato, Super Two

Le regole che governano le transazioni in MLB sono state create per rendere corretta la competizione, per evitare che squadre "ricche" trattengano giocatori (forti) in surplus soltanto per evitare che rinforzino le avversarie e, infine, per evitare falsi infortuni ed altri trucchetti per ottenere un vantaggio competitivo.
La gran parte delle regole tendono ad aiutare le squadre più deboli o con meno fondi economici.
Il roster di una franchigia è formato da 25 giocatori.
I giocatori temporaneamente nelle liste infortunati non vengono conteggiati, quindi possono essere rimpiazzati da altri giocatori, in genere, provenienti dalle Minors con cui il club madre è affiliato.
Questi giocatori devono far parte del roster da 40, che è un roster espanso.
Ogni squadra della Major League Baseball mantiene un roster da 25 uomini ed uno da 40.
I giocatori sul 25-man roster hanno il diritto di giocare nelle partite ufficiali della MLB per tutta la stagione.
Il 40 man roster include i giocatori nel 25 man roster oltre ad altri 15 giocatori del team che possono essere inseriti nei 7 o 15 giorni della disabled list, in congedo di paternità per un massimo di 3 giorni, o che stanno giocando nelle Minors della franchigia.
Dal 1 settembre fino alla fine della stagione regolare, grazie al "September Call-Up", ogni giocatore dei 40 facenti parte del Roster espanso possono giocare una partita ufficiale in MLB.
Da qualche anno è concesso anche il 26 man roster per il doubleheaders "day-night" (due gare in programma nello stesso giorno).
Per essere ammessi nel roster della squadra per giocare i playoff un giocatore deve essere in una delle seguenti condizioni:
1) Uno dei 25 del roster attivo
2) Nell'elenco disabilitati
3) Nell'elenco lutto
4) Nell'elenco dei sospesi a partire dalla mezzanotte del 31 agosto.
L'unica eccezione è che un giocatore della lista dei disabilitati dei 60 giorni può essere sostituito da un altro giocatore della squadra preso dal roster dei 40 (al 31 agosto) che però gioca nella stessa posizione (cioè prima base per prima base, esterno per esterno e così via).


TRADES (SCAMBI)
Le squadre possono scambiare solo i giocatori attualmente sotto contratto, ad eccezione di quei giocatori che sono stati selezionati nel corso dell'ultimo anno.
Dalla fine delle World Series dell'anno precedente fino a luglio di quello successivo, gli scambi tra due o più squadre della Major League possono liberamente verificarsi in qualsiasi momento.
Nel mese di agosto, gli scambi possono essere effettuati solo dopo che tutti i giocatori nella trades saranno passati come waivers o non siano nel 40 man roster.
I giocatori acquisiti dopo il 31 agosto non sono ammissibili per il roster postseason a meno che sostituiscano un giocatore infortunato.
Inoltre i team non possono scambiare i selezionati al draft, ma potrebbero acquistare i diritti in base alla Rule 5 Draft Picks.
Se un giocatore è stato in un roster attivo della Major League per dieci stagioni complete e in una squadra per gli ultimi cinque, non può essere scambiato per un'altra squadra senza il suo consenso (noto come 10 & 5 Rule).
In alcune trade, uno dei componenti è il "player to be named later" (giocatore da nominarsi in un secondo momento), che di solito si rivela essere un giocatore di Minor League.
Il giocatore senza nome viene incluso come parte di una trade quando le squadre non sono immediatamente d'accordo su un giocatore specifico o quando il giocatore non è ancora idoneo a essere scambiato.
In questi casi, il giocatore in questione deve essere nominato entro sei mesi.
Possono essere scambiati contanti o altre clausole al posto del giocatore che sarà scelto in un secondo momento.
Di solito si tratta di uno delle Minors perchè non può aver giocato nella stessa lega del giocatore con cui viene scambiato nella transazione.
Si parla inoltre di Cash Consideration quando tra i trasferimenti effettuati esclusivamente tra due o più giocatori (ad esclusione dei Free Agent), vi sia una differenza di valori tra i giocatori scambiati quindi è possibile compensare detta differenza in denaro.


WAIVERS
Se un giocatore lo stai pagando tanto, non è fondamentale, siamo ancora ad inizio stagione ma è all'ultimo anno di contratto, ci pensi due volte prima di rilasciarlo.
Se questo è un veterano della MLB e non puoi mandarlo in AAA, allora viene dichiarato "Waivers".
Dunque viene iscritto in questa lista che viene comunicata quotidianamente a tutte le squadre MLB, alle 15 del pomeriggio.
Le altre 29 squadre hanno tre giorni lavorativi per decidere se selezionarlo oppure no.
Se nessuna squadra lo chiama, cioè se nessuno lo sceglie nei tre giorni lavorativi successivi alla sua iscrizione alla lista, allora si dice che il giocatore ha passato i Waivers "he has cleared the waivers" e la squadra si assicura lo stesso per il resto del periodo Waiver (fine luglio, fine agosto, fine settembre, Rule V Draft).
In pratica la squadra può fare del giocatore ciò che vuole:

1) Mandarlo nelle Minor League
2) Rilasciarlo definitivamente e farlo diventare un free agent e può firmare con la squadra che vuole.
3) Scambiarlo con un'altra squadra, anche dopo la trading deadline del 31 luglio.
Infatti ogni trade effettuata dopo il 31 luglio deve passare prima i waivers.

Se invece un giocatore non passa i Waivers, il club che aveva originariamente piazzato il giocatore nella lista Waivers viene informato e può ritirarlo dalla lista stessa tenendoselo in squadra.
Se invece non lo ritira dalla lista il giocatore viene assegnato ad un'altra squadra nel seguente modo:

1) Se una sola squadra lo ha chiamato, il contratto del giocatore viene assegnato a questa squadra, che deve anche pagargli il resto del contratto.
2) Se più di una squadra della stessa lega (AL o NL, dipende) chiamano il giocatore, lo stesso sarà assegnato al club messo peggio in classifica.
3) Se squadre di League diverse chiamano il giocatore la preferenza andrà sempre alla squadra della stessa League del club che mette il giocatore nei Waivers.


OPTIONS
Dopo tre anni da professionista un giocatore può diventare eleggibile nel draft Regola 5 (Rule 5 Draft) che si tiene ogni anno nella prima settimana di dicembre.
Una volta che tale giocatore ha passato tre anni da professionista e presumendo che sia stato aggiunto alla lista da 40, il suo club ha "opzioni" su di lui, e si dice che il giocatore sia in "Optional Assignment".
L'opzione è uno status che dura tre anni.
In pratica quando un giocatore ha opzioni significa che si trova nei tre anni in cui può essere richiamato dalle Minor League e rispedito nelle stesse quante volte si vuole durante la stagione.
C'è comunque un limite di 10 giorni per richiamarlo in MLB se è appena stato spedito in AAA.
Questo per evitare di giostrare due-tre giocatori tra AAA e squadra MLB (magari rilievi) e virtualmente garantirsi in modo scorretto un roster di 27-28 giocatori.
Quando un giocatore viene definito senza opzioni (Out Of Options) significa che ha fatto parte del roster da 40 in tre stagioni differenti, quindi, per essere mandato in AAA o AA deve passare i Waivers.


DESIGNATED FOR ASSIGNMENT
Essenzialmente permette ad un club di liberare un posto nel roster da 25 mentre decide cosa fare di un particolare giocatore.
Come abbiamo già visto ci sono certe situazioni in cui una squadra ha bisogno del permesso di un giocatore per scambiarlo sul mercato o per mandarlo nelle Minor League.
Così per evitare di obbligare il giocatore a scegliere in fretta, la squadra può semplicemente designarlo ad essere assegnato mentre lui decide.
Nel frattempo per occupare il posto vuoto rimasto nel roster può richiamare il giocatore che le serve dalle Minor.
Più comunemente la pratica viene adottata durante l'attesa degli Waivers, i tre giorni lavorativi diventano cinque giorni se ci sono di mezzo un sabato ed una domenica.
Senza questa designazione la squadra resterebbe per 5 giorni senza un giocatore.
Occasionalmente una squadra designa un giocatore nel tentativo di scambiarlo.
Le altre squadre si interessano e magari si fa uno scambio.


RECALLED FROM MINOR LEAGUE
Come abbiamo visto quando un giocatore viene richiamato dalle Minor League lo stesso deve essere già presente nel roster da 40 giocatori.
Se lo è, il giocatore viene appunto chiamato "called up" o "recalled" se non è la prima volta nella stagione che passa dal AAA (ad esempio) alla MLB.
Se invece leggete che il suo "contract was purchased", cioè che il suo contratto è stato acquistato significa che il club MLB lo ha dovuto acquistare, per una somma nominale, dalla squadra delle Minor League affiliata perchè lo stesso giocatore non era presente nel roster da 40.
Praticamente non c'è differenza, arriverà in MLB comunque.
C'è il solo particolare che se il roster da 40 è pieno, bisogna rilasciare o scambiare un giocatore già sul roster da 40 per creare posto al richiamato.
Ovviamente le squadre tengono nel roster da 40, giocatori che intendono utilizzare nella squadra MLB in caso di infortuni o cali di forma.
Non ha senso tenere sul roster da 40 prospetti fortissimi di A o Rookie perchè sono comunque protetti (non hanno ancora tre anni di professionismo) e non aiuterebbero la squadra MLB perchè ancora non pronti.


VETERAN CONSENT'S
Ogni giocatore che è stato nella MLB per cinque stagioni intere non può essere assegnato ad una squadra delle Minor senza il suo consenso.
E' una posizione molto forte dei giocatori che rifiutando l'assegnazione, magari in caso di calo di forma, obbligano la squadra a tenerlo e pagarlo o a rilasciarlo, pagandogli il resto del contratto.
Inoltre un giocatore con almeno cinque anni di servizio in MLB che viene scambiato durante un contratto pluriennale può richiedere una trade prima dell'inizio della stagione successiva a quella in cui è stato scambiato.
Ogni giocatore con almeno dieci anni di servizio MLB, di cui gli ultimi cinque con la stessa franchigia, i cosiddetti giocatori 10-5, "the five and ten rule", non può essere scambiato senza il suo consenso.


RULE 5 DRAFT
Costituisce la regola 5 del libro delle regole ufficiali della MLB.
Concettualmente (con le regole di sotto) la regola dice che un giocatore che, da quando ha firmato il suo primo contratto da professionista, ha giocato 4 anni in una squadra(se aveva 18 anni o meno) o 3 anni(più di 19 anni), deve essere inserito nel roster dei 40 o sarà eleggibile nel Rule 5 Draft.
L'inserimento nel roster dei 40, lo rende non eleggibile per il Rule 5 Draft (insomma, in parole povere, la squadra proprietaria non vuole perderlo).
Giocatori eleggibili al Rule 5 Draft:
1) Un giocatore non messo nel roster da 40 delle squadre MLB può essere scelto nel Rule 5 Draft ad inizio dicembre se aveva 18 anni quando ha firmato il suo primo contratto professionistico e questo è il suo quarto Rule 5 Draft da quando ha firmato.
2) Oppure se aveva 19 anni o più quando ha firmato il suo primo contratto professionistico e questo è il suo terzo Rule 5 Draft da quando ha firmato.
Tutti i giocatori che rientrano in una delle due categorie e che alla data del draft non sono nella lista dei 40 giocatori della prima squadra possono essere scelti da una qualsiasi delle altre 29 squadre, per una cifra di 50.000 dollari.
Un giocatore scelto nel Rule 5 Draft deve rimanere nel roster da 25 per tutta la stagione seguente (o anche sulla 15-day DL) altrimenti il club che lo ha scelto deve rimandarlo alla sua squadra originaria.
C'è una somma di 25.000 dollari da pagare per riprenderselo.
La squadra originaria può anche rifiutarlo e incassare lei invece i 25.000 dollari .
Nel restituirlo alla squadra anche un giocatore scelto con regola 5 deve passare i Waivers e quindi può essere, diciamo, intercettato da una terza squadra, che comunque a sua volta dovrà tenerlo nel suo roster per tutta la stagione.
Ad esempio una squadra che davvero vuole tenersi un giocatore, ma che, momentaneamente, non ha spazio sul roster da 25 decide di fare uno scambio con la squadra originaria per tenersi il giocatore definitivamente e quindi poter mandare lo stesso nelle minor a migliorare e richiamarlo solo quando pronto.


FREE AGENCY AND SALARY ARBITRATION
Un giocatore di Baseball è eleggibile per l'arbitrato dopo tre anni di servizio nella MLB se non si trova già sotto contratto.
Ai fini del Salary Arbitration e del Free Agency, un giocatore acquista un anno di servizio se lo stesso rimane nel Major League roster della league per almeno 172 giorni dei 182 giorni della stagione.
Insomma per ogni stagione globale passata per 172 giorni nel roster si guadagna un anno di servizio.
Spesso capita che giocatori giovani arrivino nei pressi dei 170 giorni per poi essere, durante la stagione, estromessi dal roster.
Così facendo una squadra "sfrutta" il giocatore un anno ulteriore(prima che possa diventare Free Agent) e riesce a controllarne meglio anche lo stipendio (pagandolo meno).
L'arbitrato consente quindi ad una squadra di tenere il giocatore dopo i suoi primi tre anni nelle Majors, ma la società è costretta a negoziare un contratto a lungo termine o rivolgersi ad un collegio arbitrale a cui spetterà il compito di stabilire il salario del giocatore per il prossimo anno.
Il Free Agent è un giocatore il cui contratto con una squadra è scaduto e che è quindi idoneo a firmare con un'altra squadra.
Se un giocatore viene selezionato e gli viene offerto un contratto dalla squadra che lo ha selezionato(o da qualsiasi squadra con cui viene scambiato) ogni anno, non può diventare Free Agent fino a quando:
1) Il suo contratto è scaduto con almeno sei anni di tempo di servizio in MLB nel 25-man roster.
2) Il suo contratto è scaduto con meno di sei anni di tempo di servizio, ma non gli è offerto un contratto o il Salary Arbitration entro la scadenza dell'offerta (di solito nella seconda settimana di dicembre).
Tali giocatori diventano non tender free agents.

Un giocatore con meno di sei anni di servizio è idoneo per il Salary Arbitration se:
1) E' senza un contratto per la prossima stagione
2) E' stato offerto una proposta di contratto con la sua squadra attuale entro la scadenza dell’offerta
3) Non è d'accordo con la sua squadra attuale per un nuovo contratto
4) E' stato nel roster della MLB per almeno tre anni
5) Regola del Super Two (scritta sotto)

Ai giocatori con più di sei anni di servizio e che sono ammissibili per il Free Agency può anche essere offerto l'arbitrato quando i loro contratti sono scaduti, se hanno ricevuto un'offerta di contratto con la loro attuale squadra entro la scadenza dell'offerta, e non hanno concordato un contratto.
A seguito del processo del Salary Arbitration, sia il giocatore che la squadra presentano un'offerta di salario per un nuovo contratto.
In generale, l'arbitrato si trasforma in una specie di duello tra la società ed il manager del giocatore.
La società ed il giocatore propongono la loro richiesta di salario (chiaramente più bassa quella della società, più alta quella del giocatore).
Il collegio arbitrale avrà il compito quindi di stabilire quale delle due proposte è la più giusta per il giocatore, valutando diversi fattori come l'età del giocatore, le sue statistiche ed i compensi percepiti dai giocatori del suo stesso ruolo.
Questo meccanismo impone quindi alle due parti di non eccedere troppo a ribasso o a rialzo nelle loro richieste.
Le società fanno di tutto per evitare l'arbitrato: nel "processo" d'arbitrato infatti la società cercherà di motivare la sua modesta offerta sottolineando i difetti di un proprio giocatore!! Dall'altro lato il giocatore cercherà invece di spiegare al giudice le sue qualità e perché merita un contratto così alto.
Inoltre, arrivando fino alla data dell'arbitrato, una società non avrà la possibilità di stabilire con certezza di quanti soldi può disporre per altre operazioni di mercato.
Come detto quando ad un giocatore che ha meno di sei anni di servizio non viene offerto l'arbitrato, il giocatore si definisce non tendered e diventa Free Agent.
Questo succede quando si presume che il giocatore abbia buone possibilità di vincere l'arbitrato richiedendo un forte salario.
Una società non può per regolamento offrire un ingaggio inferiore al 20% di quello percepito dal giocatore l'anno precedente (o in alternativa il 30% del salario degli ultimi due anni).
Ai giocatori che non possono beneficiare del Free Agency, né del Salary Arbitration viene offerto un contratto vicino al salario minimo della League, in quanto il giocatore non ha fatto ricorso per cercare di ottenere un salario migliore altrove.
Per questo motivo, nei primi tre anni della loro carriera in Major League (salvo per la eccezione "Super Two"), è prassi per i giocatori accettare salari relativamente bassi, anche quando le loro performance sono stellari.
Di tanto in tanto, una squadra può decidere di firmare un giocatore nel suo secondo o terzo anno ad un contratto a lungo termine, e le trattative che ne derivano possono coinvolgere degli stipendi molto più elevati del minimo.


SUPER TWO
L'arbitrato non lo si può offrire per più di tre anni consecutivi, anche se per alcuni giocatori, denominati Super Two gli anni di arbitrato scendono da tre a due: per essere qualificato come Super Two un giocatore deve aver accumulato almeno 86 giorni di servizio nella MLB nella stagione precedente, e deve collocarsi tra il 17% del totale di servizio di tutti i giocatori tra i due ed i tre anni di MLB (le prestazioni e le statistiche non contano per questa qualifica).


QUALIFYING OFFER
La Qualifying Offer è un’offerta effettuata da un club ai giocatori in scadenza di contratto.
Il valore offerto del contratto varia a seconda della media dei 125 salari più alti della stagione passata.
Non sono soggetti a tali offerte i giocatori che hanno cambiato casacca a metà stagione.
Per compiere un’offerta ad uno dei loro giocatori in partenza, le rispettive franchigie hanno cinque giorni
di tempo dalla fine della World Series.
Fatta l’offerta, i giocatori hanno una settimana per accettare o rifiutare la proposta.
Se il giocatore
accettasse, tornerebbe alla squadra in cui ha militato la stagione precedente, mentre in caso
di rifiuto egli diventerebbe free agent ed entrerebbe a tutti gli effetti nel mercato.
Un rifiuto non impedisce alla squadra offerente di riacquistare i loro ex-giocatori.
Cioè un giocatore può rifiutare la Qualifying Offer di X squadra e poi l'anno successivo rifirmare per gli stessi.
Dunque, se da un lato il giocatore potrebbe guadagnare di più nel mercato dei free agents, dall’altro
la squadra che compie l’offerta potrà beneficiare di una selezione addizionale nel Draft dell’anno seguente
nel caso in cui il suo ex-giocatore firmasse per un’altra squadra.
Inoltre, il team che acquista tale giocatore dovrà rinunciare alla prima selezione nel Draft dell’anno seguente Tuttavia bisogna considerare che le prime dieci selezioni sono protette, quindi le squadre
che hanno una chiamata tra le prime 10 del Draft dovranno fare a meno della loro seconda selezione
e non della prima.
Se una squadra acquistasse due giocatori svincolati che hanno rifiutato una Qualifying Offer, tale compagine
sarà costretta a cedere le prime due selezioni del Draft dell’anno seguente e così via.
Dunque se un giocatore rifiuta la Qualifying Offer della propria squadra e firma per un'altra: la sua ex squadra avrà una selezione addizionale al termine del primo round, mentre la sua nuova squadra (che l'ha messo sotto contratto) perderà la sua chiamata nel primo round.
Il discorso è il medesimo per le prime 10 squadre che hanno  il  primo pick protetto ma come detto perderanno la seconda selezione e non la prima.
Chi perde il giocatore guadagna sempre una selezione addizionale al termine del primo round.


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domenica 3 gennaio 2016

La Strategia Di Sam Hinkie e Dei 76ers: Meglio Scarti...Che Buoni Giocatori

Nello sport americano, se non sei una squadra che punta a vincere è quasi meglio perdere male piuttosto che fare una stagione mediocre, perché il sistema della Lega è concepito per aiutare i perdenti quindi riequilibrare il tutto.
Peggio concludi l'anno, maggiori sono le possibilità di pescare nuovi talenti quindi di essere competitivo in futuro.
Sono molte le storie di squadre perdenti che sono risorte perché al Draft hanno scelto un campione.
Ad esempio Sam Hinkie, il general manager dei Philadelphia 76ers, sta puntando su di ciò ed ha un piano: creare la squadra più perdente della storia dell’NBA.
Il sistema è aiutato dalla mancanza di retrocessioni, essendo un circolo chiuso nel quale vige l'autosostentamento e la bravura e la fortuna sta nello scovare giovani dai college.
Quindi ogni anno, a fine stagione, le squadre si riuniscono ed estraggono a sorte l’ordine di scelta dei nuovi giocatori (che vengono dalle squadre dei college, sono appena usciti dalle scuole superiori o già militano in campionati stranieri).
Chi sceglie per primo ha più possibilità di aggiudicarsi i giocatori più talentuosi, e la lotteria è studiata in modo da favorire le squadre che nel campionato precedente sono andate peggio.
Se nella stagione appena finita una squadra è arrivata ultima in classifica, avrà il 25 per cento delle possibilità di scegliere per prima, la seconda peggiore avrà il 19.9 per cento, etc


MEGLIO SCARTI, INFORTUNATI E PERDENTI CHE BUONI GIOCATORI
Tornando a Philaldelphia, da un paio di anni, la squadra è un’accozzaglia di scarti e ragazzini che nessun’altra squadra della Lega terrebbe nemmeno in panchina, con un allenatore al suo primo vero lavoro e una collezione di figuracce da nascondersi.
L'obiettivo di Hinkie è sempre lo stesso: indebolire il roster.
Quindi via un giocatore discreto/buono e dentro uno scarto, un giocatore in là con gli anni, uno non eleggibile(come Saric) o finanche infortunato(come Embiid ad esempio) e che raramente vedrà il campo.
Ce ne sarebbe abbastanza per licenziare in tronco dirigenza, giocatori e allenatore: da anni i Sixers sono lo zimbello dello sport professionistico americano.
Ma il proprietario della squadra, il finanziere Joshua Harris, non licenzia nessuno e anzi rinnova la fiducia al gruppo.
E perfino i tifosi, benché oggi quello di Philadelphia sia uno dei palazzetti meno frequentati d’America, non sono in rivolta come sarebbe prevedibile.
Il fatto, appunto, è che Sam Hinkie ha un piano.
Hinkie non è un novellino dello sport professionistico americano.
E' vero che nella sua vita non ha praticamente mai giocato a basket ma ha un master a Stanford(molto appassionato di "calcolo statistico"), un passato come finanziere presso Bain Capital e una passione per i numeri.
E’ entrato nel mondo della NBA quasi dieci anni fa, quando è diventato assistente del general manager di Houston, un altro matto di statistiche come Daryl Morey e nel 2013  ha ottenuto la dirigenza dei Sixers.
Al suo arrivo, la strada era in parte già stata segnata dal proprietario Harris, che nel 2011 disse: “Non faremo un 41-41”(le partite sono 82 quindi equivale ad un 0.500).
All’arrivo di Hinkie però vincere, con quello che i Sixers avevano a disposizione, non era possibile.
Non restava che perdere, ma perdere ponendo le basi per le vittorie future.
Hinkie ha deciso che i Sixers dovevano perdere e perdere alla grande.
Ovviamente i Sixers non perdono apposta ma s'impegnano, il problema è che la squadra è quello che è.
Infatti Hinkie ha creato consapevolmente una delle peggiori squadre della storia della NBA.


LA STRATEGIA DEGLI ASSET E DEI BASSO MONTE INGAGGIO
Quello di cui il general manager dei Sixers sta facendo tesoro non sono i risultati sul campo, sono gli asset. Hinkie non solo sta lasciando che la squadra perda per ottenere scelte migliori alla lotteria ma sta costruendo intorno una rete di potenziale (per ora inespresso) e pronto a mostrarsi all’occorrenza.
Ha scambiato buoni giocatori ma spesso con scelte per il Draft: questo vuol dire che al momento di scegliere i nuovi talenti, i Sixers potranno scegliere anche per le squadre di cui hanno acquisito i diritti.
Un'altra strategia di Philadelphia è il basso monte ingaggi: senza contratti di rilievo i Sixers hanno uno spazio salariale elevatissimo.
Arrivasse la scelta giusta al Draft, con qualche giocatore migliorato nel roster più qualche veterano free agent, bè avranno i soldi per completare il loro piano facendo firmare più o meno chiunque.
Sono molte le variabili ma se tutto va bene, il piano di Hinkie funzionerà e Philadelphia avrà una squadra da titolo.
Certo, la chiave di tutto, è mettere sotto contratto l'ipotetico fenomeno dal draft invogliando free agent a scegliere Philaldelphia.
Anche i tifosi l’hanno capito e a Philadelphia una buona fetta degli appassionati sostiene il piano machiavellico del general manager.
Ovviamente ci sono altre squadre che, arrivate ad un certo punto della stagione, puntano ad arrivare all'ultimo posto per avere maggiori possibilità di avere la prima scelta al draft dell'anno successivo ma solo per i Sixers di Hinkie perdere è un obiettivo pianificato con cura, da inizio stagione ed ormai da anni.
In un certo senso quello dei Sixers ricorda la "matematica" quindi la scienza che c'è dietro la Sabermetrica: ovvero squadre che puntano a formare roster con giocatori "difettosi" o scartati da altre squadre ma che nel loro complesso sono utili alla causa.
La differenza però qui è che le statistiche e strategie servono per creare una squadra di perdenti un comportamento che molti considerano immorale.
Perché un conto è tirare i remi in barca a stagione inoltrata, quando ormai i giochi sono fatti, e decidere che a un certo punto si può iniziare a preservare le forze per la stagione successiva, un altro è decidere di perdere ancora prima dell’inizio del campionato, avere la sconfitta come strategia e obiettivo.
Molti dicono che per evitare questo comportamento da parte delle squadre, la NBA dovrebbe istituire un campionato cadetto, per spronare i perdenti a lottare per evitare la retrocessione, come succede nel calcio.
Per ora il commissario generale della Lega, Adam Silver, difende Hinkie e i Sixers: “Quello che spesso nella nostra Lega è chiamato perdere apposta, può essere definito meglio come ricostruzione. Purtroppo, ricostruire una squadra non è facile in nessun campionato ed è un compito che richiede tempo e una pianificazione attenta”.
Hinkie può continuare a perdere, almeno per ora.
Ma Silver ha aggiunto: “Il Draft è un sistema imperfetto. Spesso le prime scelte non trasformano le squadre”. In poche parole Hinkie sta facendo una scommessa rischiosa.
Può succedere che quando il piano di Hinkie sarà pronto, quell’anno al Draft non ci sia nessun giocatore di valore.
O che ci sia, ma Hinkie se lo faccia sfuggire, come il general manager che non riconobbe il talento di Michael Jordan.


CONSIDERAZIONI GENERALI
Come si sarà capito a Hinkie e ai Sixers non interessa mettere in piedi una squadra competitiva, che raggiunga un posto fisso ai playoff a Est ma poi venga spazzata via al primo turno: il progetto, paradossalmente considerati i risultati attuali, è molto più ambizioso, e prevede che un giorno siano proprio le altre squadre a temere i Sixers.
Hinkie non se ne fa nulla di una squadra da playoff o da secondo turno com’era Phila prima del suo arrivo.
Ecco perché viene ceduto Carter-Williams pochi mesi dopo aver vinto il Rookie Of The Year: con la crescita dei vari  Noel, Wroten e McDaniels la squadra avrebbe potuto migliorare e puntare ai playoff.
Non vincere però, ovviamente.
E questo cioè i solo playoff, in un simile progetto, per il GM non deve accadere.
Ma perché? Perché quei miglioramenti in termini di vittorie equivarrebbero a meno palline in sede di Lottery. Perché la pietra miliare su cui costruire una squadra da titolo è un franchise player riconosciuto, e il modo più semplice per assicurarselo è il Draft: e se il tuo obiettivo nel medio-lungo periodo è vincere il titolo la tua superstar deve essere di primissimo livello, non può essere, un medio/discreto giocatore.
Un Carter Williams (buono ma non fenomenale) diventa quindi un problema all’interno di questa logica, perché migliora la squadra ma non la rende una pretendente al titolo quindi va ceduto per quasi nulla (uno scarto, uno infortunato o roba così).
Nel frattempo, Hinkie comunque non sta ovviamente con le mani in mano: le scelte, anche quelle del secondo giro sono funzionali a trovare nuove leve utili per il supporting cast cercando però di non correre il rischio che la squadra migliori (al punto da perdere posti in Lottery).
Sono più pericolose in tal senso le prime scelte, che portano tendenzialmente giocatori più talentuosi o in grado di incidere.
Ecco dunque che in questa logica diventano appetibili giocatori non in grado di avere un impatto immediato.
Insomma, la tattica di Hinkie pare molto semplice: creare le condizioni di supporting cast, staff tecnico, idea di gioco e spazio salariale per ripartire una volta trovata la quadratura del cerchio e il giocatore su cui puntare, al quale così verrebbe affiancata in breve tempo una squadra giovane e competitiva, attingendo anche alla free agency.
Nel frattempo, continuo rebuilding per rimanere nelle migliori posizioni in Lottery, accumulo di scelte per avere più possibilità di trovare buoni elementi, e squadra il meno possibile competitiva per mantenere alte le probabilità di assicurarsi il nuovo dominatore della Lega, senza guardare ai risultati.
Una volta entrati in questa ottica, ogni movimento di Hinkie assume una logica.
Hinkie venne influenzato da Daryl Morey ad Houston che mirava appunto ad un franchise player che nel suo caso non sarebbe dovuto arrivare dal Draft ma dal mercato.
Hinkie parte da questa filosofia cui ha attivamente preso parte, ma, puntando invece prevalentemente sul Draft, la estremizza al massimo.
Quello di Hinkie è dunque un progetto utopico con tanti "se": riuscire a riprodurre in laboratorio quanto di più istintivo e imprevedibile esista, il basket, prevedendone le variabili grazie a leggi matematiche applicate perfettamente alla squadra ideale che ha in mente.
Comunque andrà a finire il progetto Philadelphia, Hinkie rimarrà un visionario, forse un genio, o addirittura un pazzo: perché è risaputo che il confine tra genio e follia sia sottilissimo, e poche volte i due campi sono parsi tanto vicini come nel caso di Sam Hinkie e del suo utopico progetto.


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La Storia Di Jason Williams: Una Carriera Di Follie (NBA)

Jason Williams nato a Belle (in West Virginia) è stato uno dei giocatori più belli, pazzi ed eccitanti della NBA degli anni 90. Incredibile la varietà di spettacolo che offriva a chi l’osservava: passaggi dietro la schiena, di gomito, tra le gambe, senza guardare e così via. Jason prima di sfondare nella pallacanestro vive in una roulotte con il padre divorziato.
Suo padre, per cercare di educare il figlio lo manda in accademia militare, ma Jason voleva solamente giocare a Basket quello che già faceva in giovanissima età.
Il Basket lo faceva svagare dai problemi che lo circondavano e dalla mancanza di affetto e quindi si allenava anche duramente nella palestra dove suo padre lavorava, andandoci a qualsiasi ora del giorno con guanti e pesi alle caviglie e ai polsi.


LA CARRIERA UNIVERSITARIA, LE SOSPENSIONI PER MARIJUANA E L'ESPULSIONE
Arrivano le chiamate di alcuni importanti atenei che lo vorrebbero in squadra, ma Jason è un ragazzo strano cresciuto da solo e con uno strano carattere, si promette a Providence ma poi cambia idea, invece Kentucky non lo prende ma se ne innamora del suo talento un coach: Billy Donovan.
Jason è grato al suo nuovo coach per aver creduto in lui ed avergli dato un po' di attenzioni.
Lo seguirà anche l’anno dopo a Florida State ma da li inizieranno i primi problemi.
Infatti la carriera con i Gators (con cui ebbe 17 punti di media, 6.7 assist e 3 rubate) ebbe una brusca conclusione: dopo 20 gare il 17 febbraio del 1998 venne espulso perchè trovato positivo per la seconda volta alla marijuana dopo che in un'altra occasione era scomparso per un certo periodo senza dare spiegazioni.


I SACRAMENTO KINGS, LA NBA E LE GIOCATE FOLLI
Le porte della NBA sembrano precluse e molti si sarebbero abbattuti ma non Jason: il giocatore si sottopose a moltissimi allenamenti e test, venendo scelto alla settima chiamata nel draft 1998.
Passerà nel mondo del professionismo con i Sacramento Kings e già al suo arrivo, oltre ai soprannomi J-Will, J-Dub e White Chocolate (cioccolata bianca, gioca come un nero in un corpo di un bianco) farà innamorare tutti (tranne il suo nuovo allenatore Rick Adelman).
Jason farà parte di una delle squadre più spettacolari di tutti i tempi, ma deve lottare per guadagnarsi il rispetto del coach. Il roster dei Kings accoglie numerosi nuovi giocatori: Vlade Divac, Peja Stojakovic, Chris Webber tra gli altri.
Dopo una buona prima stagione (12.8 punti e 6 assist) per Williams la notorietà era oramai all'apice.
I suoi tatuaggi (un dragone sul braccio destro ed una pantera su quello sinistro), i suoi soprannomi (White Shadow, White Chocolate) divennero caratteristiche di un personaggio emergente che vedeva la sua maglia tra le più vendute di tutta la Lega. A luglio del 1999 viene nuovamente sospeso per uso di Marijuana (prima volta che un giocatore venne beccato dopo il "Mandatory Consueling Program").
Al secondo anno nella NBA per J-Will si avvicinava però un appuntamento speciale, l'All Star Game: la partita delle Stelle tornava dopo un anno di stop per il lockout e Jason avrebbe guidato il quintetto dei 2° anno contro gli esordienti al Rookie Game 2000. Williams dichiarò ai giornalisti che per l'occasione stava preparando qualcosa di speciale: "Presto vedrete un numero che in partita non ho avuto ancora il coraggio di fare...". Durante la gara di Oakland tiro di Posey dall'angolo e rimbalzo di LaFrentz, palla a Williams che palleggia sulla corsia centrale e dopo una finta di penetrazione esegue un no look dietro la schiena passando la palla con il gomito destro per il rimorchio dello stesso Raef.
Ovazione di tutta la Oakland Arena e pubblico in visibilio per la prodezza di Williams che inquadrato sorrise. In quegli anni i Kings ovviamente arrivano ai playoff : finiscono fuori contro Utah e due volte contro i Lakers. Williams è esaltante anche ai playoff, la squadra gira a meraviglia, però il suo modo di giocare è estremamente rischioso.
Ogni volta che passa la palla dietro alla schiena potenzialmente espone la sua squadra ad un contropiede avversario, un rischio che Adelman non è disposto a correre.
Jason viene mandato in panchina per quasi tutti gli ultimi quarti di ogni gara, con la faccia piena di rabbia assiste ai suoi compagni di squadra arrivare vicini all'obiettivo grosso senza mai avere le speranze di centrarlo davvero.


MEMPHIS: IL CAMBIO DI STILE DI GIOCO E DI VITA
Verrà quindi dirottato a Memphis. Scambiato per Mike Bibby, un giocatore molto più affidabile.
I Grizzlies si stanno trasferendo da Vancouver a Memphis e il loro biglietto da visita per il nuovo pubblico è appunto il talento della West Virginia. Abbandonerà i tagli skinhead ma si tingerà i capelli di biondo.
"Non mi importa di finire nei guai, voglio dire quello che voglio chiaro? Non ho paura di nessuno. Facciamo schifo. Sì è così: facciamo schifo. Questa è la realtà. Non siamo per nulla una buona squadra. Siamo la peggior squadra della lega. Se qualcuno pensa di essere il peggio noi siamo peggio di loro"

Ma nel Tennessee incontrerà l’allenatore che lo trasformerà in un signor playmaker: Hubie Brown.
Quest'ultimo subentrerà a Sydney Lowe nel 2002.
Sotto di lui i Grizzlies migliorano il loro record in due stagioni consecutive arrivando perfino ai playoff. Una cosa impensabile. I Grizzlies cambiano stile di gioco mentre Williams cambia stile di vita. Mette su famiglia con un ex compagna di università, passa molto tempo a casa coi figli, rinuncia alla maggior parte dei passaggi spettacolari in campo. Resta sempre attaccato allo stile della strada ma non è più il giocatore di soli istinti che aveva fatto innamorare il mondo.
La sua leadership nella squadra diventa vocale e caratteriale più che tecnica.
Per Memphis l'anno della svolta è il 2003/04, terzo di Williams in Tennessee, ma comunque non basta: ai playoff sono spazzati via dai San Antonio Spurs per 4-0.


MIAMI E IL TITOLO NBA
Comunque questo suo nuovo modo di giocare (più concreto) convinse nel 2005 un suo grande amico Shaquille O’Neal e l'allenatore Pat Riley ad averlo in squadra per l’occasione della vita: vincere l’anello NBA con i Miami Heat. Questa sarà la trade più grossa della storia della NBA: 13 giocatori coinvolti contemporaneamente. Battono i Bulls 4-2, i New Jersey Nets 4-1 e poi i Pistons in finale di conference. Nella decisiva gara 6 contro i Pistons mette a referto 20 punti con un 10/11 dal campo.
Dall'altra parte c'erano i Dallas Mavericks ad aspettarli: finirà 4-2 Heat.
Il suo rapporto assist/palle perse viaggiava a livelli elitari, ai primi posti della NBA ma la maturazione l'aveva trasformato in un giocatore più concreto. Dopo l'anello inizia il calo, sino al ritiro nel 2008.
Ritorna in Florida nel 2009 con gli Orlando Magic, poi va nel 2011 a Memphis dove a 35 anni chiude una meravigliosa e pazza carriera.


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