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sabato 26 dicembre 2015

La Storia Del Boxing Day e Le Partite Storiche (Calcio Inglese)

Boxing Day, letteralmente “giorno della scatola”, è una ricorrenza che risale, al Medio Evo.
L’etimologia in realtà non è chiarissima, ma l’idea di fondo della festività, ufficialmente istituita nel Regno Unito nel 1871, è quella di donare qualcosa ai bisognosi.
Tradizionalmente, le cassette delle offerte nelle chiese venivano aperte il 26 dicembre, e nel Boxing Day i latifondisti donavano in passato una scatola ai lavoratori per ringraziarli del proprio lavoro durante l’anno (anche se la ragione principale era probabilmente quella di tenerseli buoni).
Nella scatola c’erano regali e avanzi di cibo e ai lavoratori veniva concesso anche il giorno libero per stare con la propria famiglia.
I lavoratori però, come fecero molti uomini dall’800 in poi, dedicavano il Boxing Day anche al calcio. A livello amatoriale, prima che arrivasse la First Division (l’antenata della Premier League) nel 1888, si giocavano a Natale e il 26 dicembre partite di ogni genere: scapoli contro ammogliati, lavoratori contro disoccupati, cognomi A-M contro N-Z.


INGLESI CONTRO TEDESCHI: LA TREGUA DI NATALE
Spesso, in tale ricorrenza, viene ricordata dalle televisioni e dai giornali britannici la famosa "Tregua di Natale".
A Natale, quindi, il Regno Unito ha giocato una delle partite più improbabili e straordinarie che è passata alla storia.
Il sito della federazione calcistica inglese racconta che vicino ad Armenteries, in Francia, su un campo in condizioni pessime, il 25 dicembre 1914 soldati britannici e soldati tedeschi si sfidarono a calcio in campo neutro tra le due trincee, piena di buche per le esplosioni, durante una tregua non ufficiale dalla guerra.
L'orrore di una guerra che, seppur agli inizi, già mieteva centinaia di migliaia di vittime devasta l'Europa.
Si sta scrivendo la Storia, si sta combattendo quello che sarà il più grande conflitto armato mai combattuto fino ad allora.
Gli uomini nelle trincee di tutto il fronte occidentale, però, questo non possono saperlo.
Molti di loro sono molto giovani, e, sì, c'è un guerra attorno a loro.
Ma è pur sempre il giorno di Natale.
Quello che i capi di Stato sembrano però aver dimenticato è che le guerre le fanno gli uomini.
E che, se gli uomini si rifiutano di combattere, le guerre si fermano.
Dopo qualche ora, abbandonati i fucili, ci si incontra a metà strada.
Nella terra di nessuno, dove i soldati tornano ad essere solo uomini, solo ragazzi.
Ci si scambiano auguri, cibo, alcool.
Spuntano regali, sigarette e, finalmente, una palla da calcio.
Solo per un giorno, ci si ritaglia un angolo di paradiso nello scenario più vicino all'inferno sulla Terra.


LA TRADIZIONE DEL BOXING DAY
Il Boxing Day è un culto, un qualcosa dal quale non si prescinde.
Mentre tutti gli altri sanno fermi, il mondo del calcio inglese va avanti e lo fa pure negli altri sport più comuni, vedi il Rugby e il Cricket.
Non importa quando cade Santo Stefano, tutte le squadre inglesi scendono in campo in un turno unico e, secondo gli esperti, è anche una giornata decisiva visto che in molti tracciano un primo quadro della stagione dopo questa ridda di sfide.

«Siamo speciali, giocando a Natale diamo ai tifosi ciò che vogliono, è bellissimo»

Tuttavia, la prima partita ufficiosa del Boxing Day risale al 1860 a Sheffield, quando si affrontarono le due squadre più antiche del mondo, lo Sheffield FC e l’Hallam FC.
Lo Sheffield vinse 2-0, nonostante giocasse con qualche giocatore in meno (il numero di giocatori in campo non era ancora stato regolamentato).
Quando poi venne istituita la First Division, giocare il 26 dicembre divenne una tradizione ufficiale.
Anzi, nei primi decenni di vita della massima serie di calcio inglese, come detto si giocava sia a Natale che a Santo Stefano in modo che due squadre, il più delle volte della stessa città o comunque geograficamente vicine, potessero giocare sia l’andata che il ritorno, un giorno dopo l’altro.
Questi “derby locali” natalizi attiravano spesso l’affluenza più alta di pubblico allo stadio.
Tuttavia, con gli anni, il calcio nel giorno di Natale ha perso molto appeal.
Calciatori, arbitri, allenatori e dirigenti si sono opposti perché non volevano giocare due giorni consecutivi e almeno il 25 dicembre preferivano spenderlo in famiglia.
C’erano anche problemi di ordine pubblico, soprattutto per quanto riguardava i trasporti.
Del resto, anche oggi nessun calciatore o società accetterebbe di giocare due giorni consecutivi.
Così nel 1958 si è deciso di abolire la giornata di campionato nel giorno di Natale, lasciando però invariata quella del Boxing Day.


BOXING DAY: PRIMA EDIZIONE (1860)
Questo match amichevole, che oppose Sheffield FC e Hallam FC, passa alla storia come il primo match di calcio ufficiale della storia.
Lo Sheffield FC è la prima società professionistica al mondo ed ovviamente non hanno niente a che vedere con lo Sheffield Utd e lo Sheffield Wednesday.
La partita, che si disputò al Sandygate Road vide la vittoria dello Sheffield FC per 2-0.
Entrambi i club esistono tutt'ora e ancora oggi l'Hallam FC gioca a Sandygate Road, impianto che è considerato fra i più vecchi del Mondo: aperto nel 1804 come campo da cricket, nel 1860 fu convertito al calcio.
Nel 2010, in occasione dei 150 anni da quella partita, il match venne rigiocato sempre nel boxing day e, ancora una volta, ​a imporsi fu lo Sheffield, che vinse per 2-1.


BOXING DAY: IL DOUBLE HEADER (1933)
Come detto in passato si giocava il classico "double-header": cioè si giocava sia a Natale che il giorno dopo.
Partita in esame? Grimsby Town-Manchester United.
Il giorno di Natale, un relativamente semplice 3-1, ma il giorno di Santo Stefano i Mariners a Blundell Park batterono i  Red Devils 7-3 involandosi verso la promozione in Prima Divisione.
10 reti, vittoria convincente per i padroni di casa e football spettacolare secondo il Grimsby Telegraph.


BOXING DAY: BRIAN CLOUGH (1962)
Una banale partita di Seconda Divisione tra due squadre che alla fine avrebbero perso anche la promozione ma questo match cambiò il corso della storia del calcio inglese.
Sunderland-Bury, terminata per la cronaca 0-1.
Infatti la carriera manageriale di Brian Clough iniziò probabilmente qui, dopo essersi scontrato con Chris Harker(portiere del Bury) ed essersi strappato i legamenti del ginocchio.
Clough avrebbe tentato il rientro un paio di anni più tardi, ma la "storia" si fa qui.


BOXING DAY: RECORD DI GOL (1963)
Nella sola Prima Divisione furono segnate ben 66 in dieci partite: quasi 7 a partita.
Il Fulham umiliò l'Ipswich Town(campioni 1 anno e mezzo prima), il Blackburn Rovers travolse 2-8 il West Ham.
A tabellino vanno anche messi il 3-3 fra Nottingham Forest e Sheffield United e quello fra Wolverhampton e Aston Villa.
Agli Spurs non basta la gran giornata di Jimmy Greaves, esploso proprio in un match natalizio del 1957 con la tripletta al Portsmouth nel 7-4 del Chelsea: finirà 4-4 contro il West Bromwich.
Quel giorno Greaves firma una doppietta e serve a Bobby Smith l'assist per il suo gol numero 200 nella lega. Bill Shankly si gode il 6-1 del Liverpool allo Stoke, con cinque gol nella ripresa e quattro firmati da Roger Hunt, che chiuderà la stagione con 31 reti.
Insieme a Ian St John (21) e Alf Arrowsmith (15), entrambi a segno anche in quel Boxing Day, contribuiscono a portare i Reds al titolo con il record di 92 gol all'attivo in stagione.
Quattro gol li segna anche Andy Lochhead nel 6-1 del Burnley sul Manchester United mentre il Chelsea domina il Blackpool, in trasferta, 5-1. “E' stato un massacro” scrive l'inviato del Daily Mirror “avremmo potuto andare tutti a casa dopo il primo tempo”.


BOXING DAY: DERBY COUNTY V MANCHESTER UTD (1970)
Da una parte il Derby County di Brian Clough con Dave Mackay, Archie Gemmill e Kevin Hector, dall'altra il Manchester United di George Best, Denis Law e Bobby Charlton.
A fare da cornice il mitico Baseball Ground(ora demolito) di Derby, per l'occasione coperto dalla neve.
N'esce una partita dura e aspra, si chiuderà sul 4-4 al termine di una girandola di emozioni. I padroni di casa volano sul 2-0 ma lo United capovolge tutto e si porta sul 2-3.
Poi 4-3 per gli uomini di Clough ma alla fine sarà Brian Kidd a fissare il punteggio finale.


BOXING DAY: EVERTON V MANCHESTER UTD (1977)
Il giorno di Santo Stefano del 1977, l'Everton ospita il Manchester United a Goodison Park.
Le due squadre non potrebbero attraversare momento più speculare: da una parte l'Everton lanciato nella lotta per il titolo, dall'altra i rossi "demotivati" di Manchester(fermi al quattordicesimo posto in classifica).
Sembrerebbe una partita semplice per l'Everton in lotta per il titolo ma finirà 2-6.
Il bello del calcio è anche questo.
Per la cronaca, a fine stagione l'Everton sarà terzo(dietro a Nottingham Forest e ai rivali cittadini del Liverpool).


BOXING DAY: LIVERPOOL V MANCHESTER UNITED (1978)
Il Manchester United divenne la prima squadra inglese a fare il treble (campionato, FA Cup e Coppa dei Campioni nel 1999), ma il Liverpool quasi ci riuscì 22 anni prima.
A negare loro il treble in finale di FA Cup fu proprio lo United grazie ad un gol di Jimmy Greenhoff, così la squadra di Bob Paisley era in cerca di vendetta e l'ottenne 19 mesi più tardi (nel 1978 appunto).
United vennero percossi dalla più grande squadra di Liverpool della storia che aveva tra le file Kenny Dalglish, Emlyn Hughes, Ray Clemence, Graeme Souness, Terry McDermott e un giovane Alan Hansen. Jimmy Case, David Fairclough e Ray Kennedy segnarono le tre reti decisive.


BOXING DAY MASSACRE: STEEL CITY DERBY (1979)
Un derby è sempre un derby, e quello andato in onda a Sheffield il 26 dicembre 1979, è entrato di fatto nella storia del football.
Ad Hillsborugh(10 anni dopo sede della dolorosa tragedia in cui 96 tifosi perderanno la vita), 49309 spettatori quel giorno affollano lo stadio per la sentitissima stracittadina fra Sheffield Wednesday e Sheffield United.
Tutt'oggi quella partita detiene il record imbattuto di presenze per una partita di Third Divison.
La partita passò alla storia come "The Boxing Day Massacre": in campo non ci fu storia e il Wednesday travolse i rivali con un perentorio 4-0 grazie alle reti di Ian Mallor, Terry Curran, Mark Smith e Jeff King.
È una delle prime occasioni in cui le due squadre, come oggi siamo abituati a vedere, entrano in campo insieme.
Ma non c'è alcun segno di cameratismo nel sottopassaggio.
“John McPhail mi ha detto subito che mi avrebbe spezzato una gamba” ha ricordato Terry Curran al Daily Mail.
“Qualcuno dei nostri ha reagito e si è scatenata una rissa”.
Curran non resiste all'idea di festeggiare inginocchiato davanti ai tifosi dello United, che per risposta gli tirano monetine addosso.
“Allora prendevo 300 sterline a settimana, se le avessi raccolte tutte avrei ricavato di più”


BOXING DAY: CAMPIONI D'EUROPA UMILIATI (1982)
Va bene, in realtà, si giocò il 27 dicembre 1982 (non c'era nessun partita in programma in First Division quell'anno) l'Aston Villa erano Campioni d'Europa e i loro "nemici" del Birmingham City erano in fondo alla classifica con solo tre vittorie.
Tutto scritto? Non tanto, i Blues vinsero 3-0 con gol di Noel Blake, Ian Handysides e Mick Ferguson.


BOXING DAY: L'INCREDIBILE RIMONTA (1992)
Sheffiled Wednesday, avanti di tre reti in casa, riescono a farsi rimontare dal Manchester United, che accorcia con la doppietta di Brian McLair prima di impattare con Eric Cantona, complice anche una tutt'altro che irresistibile fase difensiva attuata dai giocatori dello Sheffield.
A Hillsborough è 3-3, tanto spettacolo e un'enorme occasione sprecata per il Wednesday.


BOXING DAY: UNDERDOG E STRANIERI AL POTERE(1999)
Nel Boxing Day del 1999 il piccolo Coventry City, guidato dallo scozzese Gordon Strachan, sgambetta l'Arsenal in corsa per il titolo.
I giocatori in maglia azzurra vanno subito sul 2-0 e quando Ljungberg prova a riaprire i giochi al minuto 67, ci pensa Robbie Keane a rimettere le cose a posto cinque minuti più tardi, mentre Davor Suker segnerà il più inutile dei gol per il 3-2 finale.
Nella stessa giornata, il Chelsea batte il Southampton 2-1.
I Blues avrebbero poi chiuso terzi, i Saints quart'ultimi: e allora perché questo rimane un match storico per la Premier League?
Perché quel giorno il Chelsea diventa la prima squadra nel massimo campionato inglese a schierare una formazione titolare composta di soli giocatori stranieri.


BOXING DAY: IL MANCHESTER UNITED PERDE L'IMBATTIBILITA' (2002)
Prima di questa sfida al Riverside Stadium contro il Middlesbrough, il Manchester United vantava il record di non essere mai stato battuto in un Boxing Day (da quando esiste la Premier League).
Quel giorno del 2002, però, il post Natale fu fatale agli uomini di Ferguson, che caddero al Riverside Stadium con un sonoro 3-1, aperto dalla marcatura di Alen Boksic.
Una grande vittoria per Steve McLaren, una sconfitta indolore per Sir Alex Ferguson, che a fine anno avrebbe sollevato l'ennesimo trofeo della sua carriera.
Nel 2015, il Manchester Utd perde contro lo Stoke City per 2-0 (seconda sconfitta dalla nascita della Premier).


BOXING DAY: I SOLDI NON SONO TUTTO (2003)
Il terremoto Abramovich si era abbattuto da qualche anno sulla Premier.
L'acquisizione del Chelsea da parte del magnate russo ha portato nelle casse dei Blues una vagonata di soldi e dato via a una nuova fase della Premier.
Eppure non sempre i soldi fanno la felicità.
Il Charlton imperversa e fa a brandelli il Chelsea di Ranieri.
Al The Valley finì 4-2 per i padroni di casa.


BOXING DAY: CHELSEA V ASTON VILLA (2007)
A Stamford Bridge, anno 2007, Chelsea e Aston Villa danno vita a un match palpitante.
Gli ospiti partono forte e volano sullo 0-2, ma rimangono in 10 (espulso Zat Knight) quindi subiscono l'uno/due di Shevchenko che rimette tutto in parità.
Alex realizza il 3-2 per i Bleus, che però vengono nuovamente raggiunti da Martin Laursen.
Ma le emozioni non sono finite: Ricardo Carvalho si fa cacciare dall'arbitro e pareggia i giocatori in campo, Ballack su punizione per il 4-3, ma all'ultimo respiro Ashely Cole con la sua parata evita il pareggio dei "Villans", ma costa a lui il rosso e al Chelsea un rigore contro.
La firma sul 4-4 finale è di Gareth Barry.


BOXING DAY: IL RITIRO DI FERGUSON E LA FINE DI UN'ERA (2012)
Nel 2012/13, i Red Devils vincono nove partite in rimonta, recuperano 29 punti sugli 89 finali partendo da una situazione di svantaggio.
E il 4-3 al Newcastle a Santo Stefano non fa eccezione.
I Magpies vanno tre volte in vantaggio, e tre volte si fanno raggiungere fino alla rete finale di Michael Carrick, epifania dell'ultimo titolo in Premier di Sir Alex Ferguson (il 13esimo).



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martedì 15 dicembre 2015

Come Gli Inglesi Hanno Sconfitto Gli Hooligans: Taylor Report e Football Disorder Act

Gli eventi che portarono a leggi anti-hooligans nella terra di Albione, sono datati anni 80 e possono essere individuati quattro eventi scatenanti:
1) Luton v Millwall (1985) 81 feriti (di cui 31 agenti)
2) Bradford v Lincoln City (1985) 56 morti ed oltre 260 feriti (incendio)
3) Liverpool v Juventus (1985) 39 morti
4) Liverpool v Nottingham Forest (1989) 96 morti

Nella notte di Kenilworth Road (Luton), a seguito di violentissimi scontri provocati dai tifosi londinesi del Millwall ci furono 81 feriti, è dopo quest'evento che i biglietti vengono venduti solo su pre-vendita.
Poi nel rogo di Bradford, perdono la vita 66 persone (lo stadio vetusto, in legno, sicuramente ha influito).
Dopo i 39 morti juventini della tragedia dell’Heysel del 29 maggio 1985 durante la finale di Coppa Campioni, avvenuta però sotto giurisdizione belga, la Thatcher si affidò alla repressione.
A seguito della notte dell'Heysel, tutti i club inglesi vengono estromessi dalle coppe europee ma la violenza domestica, in un modo o nell'altro, doveva essere comunque arginata.

Vennero emanati:
a) lo Sporting Event Act (1985) vieta l'introduzione degli alcoolici negli stadi.
b) il Pubblic Order Act (1986) indica come reato il comportarsi alle partite in modo "allarmante", anche se non violento, concedendo ai magistrati il potere di impedire l'accesso negli stadi a singoli tifosi "violenti" che devono presentarsi ai rispettivi comandi di polizia in occasione delle partite.

Ma in particolare la goccia che fece traboccare il vaso fu il disastro di Hillsborough del 15 aprile 1989 (96 tifosi persero la vita), match di FA Cup, giocato sul campo dello Sheffield Wednesday con la seguente inchiesta che ha permesso nel 1989 la stesura del "Rapporto Taylor".
Fu lo storico britannico John Foot a bocciare  il modello Thatcher pre-Taylor:
«Tutti i tifosi iniziarono ad essere trattati come dei criminali. Negli stadi, alcuni già vecchi e pericolosi di loro, furono erette barriere di metallo. 
Qui, in spazi strettissimi, venivano relegati i tifosi. Seguire la propria squadra in trasferta era diventato come stare in uno zoo. 
L’esperimento non ebbe successo. E fu purtroppo una tragedia a sancirne il fallimento. 
Il 15 aprile 1989 era in programma la semifinale della FA Cup tra Liverpool ed Nottingham Forest. 
Si disputava in campo neutro, ad Hillsborough (Sheffield). 
I tifosi del Liverpool arrivarono in ritardo e furono concentrati su una di queste gradinate strette e recintate. 
96 persone, tra cui molti giovani, a seguito di movimenti rimasero schiacciate contro le barriere di metallo. Lo spazio era troppo stretto. 
Fu una cosa orribile. 
Una grande tragedia che segnò per sempre la vita di migliaia di persone»

Dopo la tragedia dell'Hillsborough, il governo inglese, pretese e ottenne che tutti gli stadi abolissero i posti in piedi e si dotassero inoltre di impianti tv a circuito chiuso.
Una volta comminati gli arresti per i tifosi troppo esagitati arrivò anche la pubblicità, con l'appoggio dei tabloid pronti a svergognare ed insultare i protagonisti in negativo di tali imprese.
Le conclusioni espresse dal "Rapporto Taylor" hanno avuto quale principale conseguenza, come detto, quella di imporre a tutti i club delle prime due serie inglesi (nonché a quelli della prima divisione scozzese) di dotare gli stadi di posti a sedere a partire dalla stagione 1994/95.
L'enorme costo di questo intervento (stimato in oltre 750 milioni di sterline) è stato finanziato dai club in modi diversi: alcuni sono ricorsi a risorse proprie, altri hanno scelto di recuperare i capitali necessari dal mercato mobiliare, altri, infine, hanno chiesto aiuto al Football Trust, ente finanziato per l'85% dalle compagnie che si occupano di scommesse.
In particolare la promulgazione nel marzo 1990 di un decreto legge che stabiliva la riduzione per 5 anni della tassazione statale sui giochi a scommesse (2,5% annuo).
In questo modo sono stati destinati fondi per ben 100 milioni di sterline per la ristrutturazione degli stadi.
Il decreto in questione, inoltre, è stato prorogato fino al 2000 permettendo la raccolta di ulteriori 100 milioni di sterline.

a) Il Rapporto Taylor (1989) ristrutturazione degli stadi (ad esempio sostituzione delle "terraces" con soli posti a sedere. Introduzione di telecamere e quant'altro).
b) Il Football Spectators Act (1989) sancì la possibilità di vietare la presenza, al di fuori d'Inghilterra e Galles, di individui pericolosi in quanto recidivi per quanto riguarda incidenti e scontri connessi ad eventi sportivi. Inoltre introduce l'obbligo di un documento di riconoscimento per entrare negli stadi.
c) Il Football Offences Act (1991) permette alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno e cori razzisti).
d) Il Crime And Disorder Act (1998) che non ingloba solo il calcio ma diciamo che è generale.
e) Il Football Disorder Act (2000) i primi decreti tutti in vigore in Gran Bretagna e che il governo Blair, nell'impossibilità di un'applicazione in occasione delle trasferte all'estero dei tifosi, ha ben supportato con l'approvazione del Football Disorder Act (che era, sotto certi versi, un Football Spectators Act più "aspro").
Questa legge conferisce poteri enormi a Scotland Yard che può sequestrare il passaporto di un sospetto appena cinque giorni prima di una gara che si disputi all'estero.

In Inghilterra i due obiettivi principali nella lotta contro gli hooligans sono: prevenzione e repressione.
Gli inglesi non hanno mai pensato di bloccare le partite: hanno deciso di bloccare i violenti.
Dopo che per alcuni decenni la violenza negli stadi era una consuetudine del calcio d'oltremanica, macchiando il nome dei team e dei sostenitori inglesi anche all'estero a causa di gravi incidenti anche in campo internazionale la stessa è praticamente scomparsa in Premier League, mentre gli incidenti continuano a verificarsi in maniera marginale sui campi minori o lontano dagli stadi.
Quando si verificano incidenti la polizia sequestra tutte le eventuali fotografie dei reporter presenti e soprattutto passa al microscopio la grande quantità di materiale filmato.
Le foto dei "protagonisti" finiscono sui giornali, con numeri di telefono da chiamare per denunciare eventuali sospetti.
E in Inghilterra la collaborazione della gente è costante per segnalazioni, testimonianze, denunce. Senza contare che le pene per gli hooligans sono esemplari, anche senza il verificarsi di incidenti.
Anche cori razzisti e offensivi sono vietati e passibili di pena immediata.
E' frequente vedere come gli addetti al servizio d'ordine degli stadi inglesi (che sono pagati dai club e non sono organi di polizia, senza quindi pesare sui contribuenti), i cosiddetti "steward", disarmati, accompagnino fuori dallo stadio spettatori colpevoli di aver insultato, offeso o minacciato (verbalmente o tramite gestacci) giocatori o tifosi avversari.
In Inghilterra la polizia rimane fuori dallo stadio, con un duplice vantaggio: la possibilità di meglio controllare che nessun oggetto pericoloso venga introdotto sulle tribune e il minore numero di unità richieste.
Gli incidenti non sono certi spariti, ma sensibilmente diminuiti e si sono spostati fuori dagli impianti, dove l'intervento delle forze dell'ordine è più rapido, efficace e più semplice.
Il Governo di Tony Blair, nell'estate del 2000, al termine degli Europei disputati in Belgio e Olanda che hanno raccontato violentissimi incidenti creati dai supporters inglesi (che all'estero non devono sottostare alle leggi efficacissime del loro Paese) ha fatto approvare in tempi brevissimi, come abbiamo visto, il "Football Disorder Act", un pacchetto di leggi antiviolenza che ha conferito poteri enormi alla polizia.
Tra i punti fondamentali di queste leggi la possibilità lasciata alla polizia di sequestrare il passaporto ad una persona sospetta cinque giorni prima di una gara internazionale.
Per essere giudicati "sospetti" è sufficiente un tatuaggio, orecchini e qualsiasi altra cosa di "sinistro".
La sinistra ha subito protestato ritenendo tale norma incostituzionale, ma in nome della sicurezza l'accordo sulla legge è stato presto trovato.
Negli stadi la sicurezza è gestita in questo modo: vi si trovano schermi televisivi collegati con telecamere dentro e fuori lo stadio.
Gli addetti possono utilizzare, con pulsanti, ogni telecamera in senso trasversale e verticale.
Eventuali fatti delittuosi possono essere ripresi, registrati e fotografati in modo da conoscerne immediatamente gli autori.
La centrale avverte gli uomini della sicurezza perché blocchino il colpevole, le cui foto sono distribuite alle uscite.
Negli stadi ci sono celle gestite dalla polizia, più il posto di guardia locale per rilevamento impronte e foto, trasmettere dati segnaletici e risalire ai precedenti penali del fermato.
La polizia può tenerlo in cella per 24 ore.
Il capo del servizio di polizia all'interno dello stadio può collegarsi via computer col magistrato per decidere se il colpevole va processato per direttissima.
Passaporti, schedature e misure preventive hanno ridotto l'incidenza degli scontri: ad esempio dei 286 tifosi inglesi arrestati durante France 1998, solo 52 erano già noti alle forze dell'ordine.


IL RIPOPOLAMENTO DEGLI STADI
La stagione 1985-86, quella del post Heysel, fece registrare la media spettatori più bassa dal secondo dopo-guerra.
In totale si contarono solo 16,5 milioni di presenze.
Ma già nel 1996 i tifosi nei 92 stadi delle leghe professionistiche furono 21,8 milioni, con un incremento del 32 per cento, mentre nel 2004 si arrivò a 29 milioni.
Il modello inglese per riportare la gente negli stadi è passato attraverso:
1) La completa ristrutturazione degli impianti con la eliminazione delle barriere tra il campo di gioco e la tribuna, seggiolini in tutti i settori, capienza di almeno 20mila posti(in prima divisione) e possibilmente dotati di box privati, uso di telecamere a circuito chiuso.
2) Presa di coscienza dei tifosi dopo il bando europeo.
3) Responsabilizzazione delle società a cui è stata affidata la sorveglianza all'interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati (pagati dai club) in collegamento via radio con la polizia presente solo all'esterno degli impianti.
4) Divieto per le società di intrattenere rapporti con i propri tifosi, fatta eccezione per la collaborazione finalizzata a prevenire possibili incidenti.
5) Creazione di una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit costituita da Scotland Yard nel 1989.
Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa viaggiando sempre al seguito della tifoseria della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione.
Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa settemila tifosi.
6) Sistema "Crimistoppers" (in dieci anni ha permesso la cattura di oltre 15mila hooligans) ideato da un gruppo di privati: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denunce sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.


LE CRITICHE AL MODELLO
Negli ultimi 25 anni c'è stato un incremento spaventoso per quanto riguarda i costi dei biglietti, ad esempio per i grandi club si parla di una media del 700 per cento in più.
Basta ricordare le varie proteste dei supporter dell'Arsenal e Manchester City cui erano state chieste più di 60 sterline (oltre 70 euro) per un tagliando del settore ospiti.
Intere fasce della popolazione, soprattutto quelle working class e i giovani che affollavano gli impianti nei decenni passati, sono stati tagliati fuori.
Negli stadi c'è meno “atmosfera”, sono tuttavia aumentati i corporate box, dove si parla più di business che di calcio.
Inoltre i supporter sono la categoria più filmata d'Inghilterra, dove già le CCTV (le tv a circuito chiuso) sono oltre quattro milioni, una ogni 14 abitanti.
Secondo alcuni le misure adottate dalla Thatcher sono servite soltanto per togliere dai riflettori la violenza, spostata all’interno dei pub e lontano dalle televisioni (per la verità gli scontri nei pub avvenivano anche nei 70 e 80 quindi si è di certo limitato il problema, rendendolo prerogativa solo dei pub e non più all'interno degli stadi).
La stessa, come detto, è stata accusata anche di aver privatizzato il football, rendendolo uno sport elitario e allontanando dagli stadi la “working class”.
Non più uno sport espressione delle classi popolari, bensì della borghesia in ascesa negli anni ’90.
Non senza attaccare le misure repressive della Thatcher, considerate a loro volta causa della rabbia degli hooligans negli stadi.
In occasione della morte dell’ex primo ministro britannico, la Football Association decise di non prevedere un minuto di silenzio per onorarne la memoria, in occasione delle partite della Premier League.
Forse temendo contestazioni per una premier conservatrice, mai amata dai tifosi di calcio e dalla working class britannica.


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lunedì 14 dicembre 2015

La Storia Di Josh Brent e L'Incidente Stradale (NFL)

Josh Brent, defensive tackle dei Dallas Cowboys, è nato il 30 Luglio 1988.
Iscritto all'University Dell'Illinois, prima che nel 2010 iniziasse la sua carriera in Texas, con i Cowboys appunto(settimo giro del draft).
Ma la sua carriera non durerà a lungo.
Infatti l'8 Dicembre 2012 viene arrestato per guida in stato di ubriachezza ed omicidio colposo.
Secondo la ricostruzione della polizia di Irving, sobborgo di Dallas, il giocatore dei Cowboys procedeva a bordo di un'auto a velocità elevata (134 miglie orarie) alle 2.21(ora locale) e ad un certo punto la vettura ha sbandato, ha fatto una giravolta su se stessa e poi è uscita di strada.
Prima dell’incidente, il DT stava producendo la sua annata migliore nella franchigia di Dallas.
Sostituendo l’allora infortunato Ray Ratliff, Jerry Jones arrivò anche a considerarlo un giocatore fondamentale per la linea difensiva dei Cowboys.
E' stato poi rilevato che a causare l'incidente è stato l'elevato tasso alcolico del guidatore, appunto Brent, mentre il compagno di squadra che viaggiava accanto a lui, il 25enne Jerry Brown, è stato tirato fuori dalle lamiere ma dichiarato "clinicamente morto" all'arrivo in un ospedale della zona.
Brent in quella maledetta stagione era stato titolare per 5 volte su 12 partite giocate dai Cowboys, mentre Brown  non era ancora stato utilizzato.
A gravare su Brent anche la recidività: infatti era la seconda volta che il giocatore dei Cowboys veniva denunciato per guida in stato di ebbrezza (la prima nel 2009).


L'ARRESTO E LA RIABILITAZIONE
Viene ovviamente arrestato (180 giorni di prigione più di 10 anni di libertà vigilata) ma scontata la sua pena dietro le sbarre (135 giorni più centro di riabilitazione), è rilasciato a Luglio 2013.
Nel mezzo il 19 e 27 Giugno 2013 viene trovato positivo alla Marijuana.
A tre mesi dall’uscita di prigione, nonostante avesse detto di volersi ritirare, il giocatore aveva richiesto al proprietario dei Cowboys, Jerry Jones, di poter tornare a casa.
Nonostante la scelta di sostenere un atleta con questi trascorsi abbia portato molta pubblicità negativa su Dallas, Jones, legato alla madre di Brown dalla promessa di non voltare le spalle a Brent, aveva deciso di accogliere nuovamente il giocatore nella sua rosa.
Per questa ragione, il giocatore si era presentato al cospetto di Roger Goodell e della NFLPA (National Football League Player Association) per una seduta di confronto che avrebbe portato la Lega ad aprire o chiudere le porte al difensore.

 Jerry Jones, spiegò perché secondo lui Brent meritava una nuova occasione nella NFL:
“Quando ti danno un rotolo di carta igienica il lunedì e deve durarti fino al lunedì successivo, quella è una lezione di disciplina. È una lezione di vita. Questo è ciò che è accaduto a Josh. 
Quando hai qualcuno nella cella affianco alla tua che prende il tuo piatto di cibo, e tu pesi 160 kg ma non vuoi avere problemi con lui perché sai che a lui non interessa se tu vivi o muori, quella è una lezione di vita. Penso che ci sia una chance che Josh Brent possa tornare qui ed avere una prospettiva che nessun altro tra di noi ha avuto prima. Ha avuto un esperienza di quelle che ti cambiano la vita. 
Si merita questa chance ed alcuni pensano che si meriterebbe anche di più, ma il punto è che ha vissuto giorni che gli hanno aperto gli occhi. 
Come squadra di football possiamo davvero beneficiare di tutto questo”.

Insomma, Jones era convinto che se il giocatore si fosse presentato in una buona condizione fisica ed in un valido stato mentale, sarebbe potuto essere incisivo nel gioco dei Cowboys, addirittura più di quanto non riuscisse ad esserlo prima del suo arresto.
Ciò che si aspettava era che la Lega desse una nuova chance al giocatore ma che, come avviene per tutti gli atleti coinvolti in problemi legali fuori dal campo, anche lui fosse destinato ad una sospensione.
Viene sospeso per 10 partite.
L'11 novembre 2014, viene inserito tra le riserve (DL).
Dopo esser rientrato nel roster giocando 3 partita ha subito un infortunio, finendo di nuovo in DL l'8 maggio 2015.
Secondo coach Jason Garrett la carriera di Brent era finita lì: il giocatore era ritornato in uno stato di forma accettabile ma non abbastanza per competere ai massimi livelli.
Il 25 settembre 2015, i Dallas Cowboys annunciano il nuovo ruolo di Brent: quello di scouting.


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giovedì 10 dicembre 2015

La Pericolosità Degli Oceani: Triangolo Delle Bermude e Mar Del Diavolo

Dalla notte dei tempi, l’oceano è parso all’uomo un ambiente ostile e pericoloso.
Cosi come sulla terra ferma, ci sono alcune aree oceaniche che hanno fatto registrare numerose anomalie e misteri.
Il Triangolo Delle Bermuda è uno dei luoghi più misteriosi e mortali al mondo.
Esso si estende dalle Bermuda, a nord, fino alla Florida meridionale a ovest poi, passando fra le Bahamas, va oltre Puerto Rico, a circa 40° di longitudine e risale di nuovo alle Bermuda.
Se è vero che spesso in passato (anni 60 e 70) molti episodi sono stati ingigantiti o comunque in situazioni di meteo avverso coloro che volevano ingigantirne il mito parlavano di "mare calma e sparizioni improvvise" è altrettanto vero che centinaia di navi ed aerei sono scomparsi nella zona.
E' vero che sparizioni avvengono anche in altre parti del mare però indubbiamente lì la media è un po' più alta (forse anche perchè il traffico è maggiore) e soprattutto molto spesso è rimasto inspiegabile il fatto che la nave venisse magari ritrovata ma non i passeggeri/avventurieri.
Alcuni ricercatori sono convinti che i misteriosi fenomeni che accadono nel Triangolo Delle Bermuda siano collegati ad una oscura tecnologia antica sommersa nelle profondità dell’oceano Atlantico, un dispositivo ad altissima energia in grado di creare portali spazio temporali capace di trasportare cose e persone verso altri mondi ed altre dimensioni.
Tali teorie sarebbero confermate dal ritrovamento, effettuato da un gruppo di ricercatori americani e francesi, nelle profondità dell’oceano di oggetti misteriosi di sconosciuta utilità e provenienza.


SCOPERTA DELLE ISOLE
Juan Bermudez, le aveva scoperte nel 1503 e vi era tornato fino al 1515, finì per lasciarvi la sua nave e un favoloso tesoro.
I galeoni spagnoli, nella loro rotta dalle Antille alle Azzorre ed ai porti del Mediterraneo, le evitavano come terre maledette.
La superstizione aveva popolato questi lidi di fantasmi e di mostri e Sebastiano Caboto aveva dato corpo alle leggende indicando le isole nella sua “Mappa e Mundi” col nome di Isole dei Diavoli.
Trascinata tra le spire di questi draghi nel dicembre del 1593, una fregata francese comandata dal capitano La Barbotière era venuta a naufragre sui banchi coralliferi della costa settentrionale e nel luglio del 1609, colta da una “infernale tempesta”, la Sea Venture, nave ammiraglia delle flotta di Sir George Somers, era andata a finire sui frangenti dell’isola di San Davide.
Più di tre secoli sono passati da quel tempo di superstizione e di terrore, eppure ancora oggi, nei racconti dei vecchi marinai isolani, fantasiosa reminiscenze di naufragi e di navi stregate continuano a tener vive le antiche leggende: e c’è chi crede di aver visto, avvolto in una nube, lo spirito del pirata Morgan vagare sul Great Sound per ricercare tesori nascosti, e che giura di aver assistito da uno scoglio dell’isola di San Giorgio all’improvvisa apparizione di una nave senza vele e senza ciurma che fendeva le onde tra nugoli di vapore e di spuma e si inabissava, sollevando verso il cielo una gigantesca colonna di acqua di vari colori.


PERSONALITA' SCOMPARSE
Sir Arthur Coningham scomparve sullo Star Tiger, idem il fantino Snyder.
Forse il più noto fu il capitano Joshua Slocum, primo uomo a circumnavigare il mondo da solista, nel 1909, con la sua barca Spray intraprende un viaggio dai Caraibi a Venezuela: di lui non si saprà più nulla.
Nel 1958 Harvey Conover (editore) e la sua famiglia salparono da Key West su un sontuoso Yacht (Revonoc) diretto a Miami, non arrivarono mai.


GROSSE NAVI SCOMPARSE
Già Cristoforo Colombo annota nei suoi diari di misteriose sfere di luce viste fluttuare sulle acque di questo misterioso fazzoletto di Oceano Atlantico.
Malgrado i riferimenti siano frammentari, è documentato che almeno quattro vascelli americani scomparvero senza spiegazioni apparenti tra il 1781 e il 1812.
Nel 1840 la Rosalie, una nave francese, fu trovata deserta vicino a Nassau: vele issate, un considerevole carico intatto e tutto in ordine.
La Lotta, un brigantino svedese, scomparve vicino Haiti nel 1866, seguito due anni dopo dalla Viergo, un mercantile spagnolo.
Ma uno dei più grandi misteri del mare resta la scomparsa dell'Atlanta nel 1880.
La nave lasciò le Bermuda in gennaio diretta in Inghilterra con un equipaggio di 300 cadetti e ufficiali e non fu mai più ritrovata.
La catena delle sciagure continua nel 1884 con la Miramon, una goletta italiana salpata da New Orleans e inghiottita nel limbo.
Nell'ottobre 1902 è la volta del brigantino tedesco Freya a essere ritrovato abbandonato.
La Carroll A. Deering fu ritrovata incagliata nelle Diamond Shoals nel gennaio 1921 con tutte le vele issate. Due gatti erano le uniche creature viventi rimaste a bordo.
La cosa più strana fu che un pasto completo stava ancora sui fornelli, in attesa di un equipaggio che non lo assaggiò mai.
Lo stesso anno una dozzina di altre navi scomparvero nella medesima zona.
Nel 1931 la nave norvegese Stavenger scomparve nelle Bahamas con 43 uomini a bordo, così come accadde in una tranquilla giornata dell'aprile 1925 al Raifuku Maru dopo aver lanciato il seguente messaggio: "Venite presto, è tremendo! Non possiamo fuggire".
Nell'agosto 1935 l'imbarcazione “La Dahama” fu incrociata in perfetto stato nel Triangolo delle Bermuda diversi giorni dopo che un'altra imbarcazione l'aveva vista in procinto di affondare.
Nel 1940 la Gloria Colita fu ritrovata abbandonata, ma in condizioni eccellenti, lungo la costa occidentale della Florida, nel Golfo del Messico.
Il City Belle fu ritrovato abbandonato nei pressi delle Bahamas nel 1946, esattamente un anno dopo la tragedia dei TBM Avenger (5 aerei scomparsi) e il Rubicon, si era trasformato in una nave fantasma che stava andando alla deriva lungo le coste della Florida, quando fu ritrovata nell'ottobre 1944, in eccellenti condizioni, ma senza nessuno a bordo.
I ricercatori hanno avanzato le ipotesi più varie per giustificare fenomeni che sfidano le leggi della fisica e la misteriose sparizioni di intere navi e aeromobili: dalla presenza di un tunnel spazio temporale, alle distorsioni magnetiche di un qualche fenomeno non ancora conosciuto.
C’è addirittura chi pensa che sul fondo del Triangolo delle Bermuda esista un gigantesca piramide di cristallo, un antichissimo generatore di energia che causerebbe le anomalie e che sarebbe una vestigia della mitica civiltà di Atlantide, sprofondata 13 mila anni fa sul fondo dell’Oceano Atlantico.
Anche tra 90 e nuovo millennio qualche grossa nave è scomparsa, basta pensare a "El Faro", una nave da carico degli Stati Uniti scomparsa l'1 ottobre 2015.
El Faro è transitata a nord di Crooked Island alle Bahamas.
Secondo la Guardia costiera USA la nave sarebbe affondata a causa del passaggio di Joaquin, uragano di categoria 4.
El Faro, che trasportava automobili, ha lasciato la Florida diretto a San Juan, Portorico quando ha inviato un segnale di soccorso: la nave aveva perso potenza e stava imbarcando acqua.
Poi è sparita nel nulla.
Il cargo, lungo 224 metri con 33 marinai a bordo (28 americani e cinque polacchi), trasportava 391 container e quasi 300 auto nella sua stiva.
Quattro giorni dopo l'ultimo contatto, la Guardia Costiera ha trovato solo detriti dalla nave.

1) Il Rosalie:
Scomparsa nel 1840 mentre era in viaggio da L'Avana verso l'Europa. Era una nave francese che venne trovata abbandonata a vele spiegate all'interno del "triangolo",con il carico intatto, ma senza l'equipaggio.

2) The Mary Celeste:
Scomparsa dalla circolazione il mese di novembre 1872, dopo aver lasciato il porto di New York, era diretta in Portogallo.
Venne trovata il 4 dicembre dello stesso anno nel triangolo delle Bermuda priva di equipaggio.
La nave era un brigantino che viaggiava con 10 persone a bordo.

3) L'Atlanta:
Scomparve nel mese di gennaio 1880. Era una fregata britannica che navigava dalle Bermuda verso l'Inghilterra. La nave spari' con 290 persone a bordo in una zona molto vicina alle Bermuda.

4) Il Freya:
La nave scomparsa il 4 ottobre 1902 era una grande tre alberi tedesca che si trovava nello stesso mese di ottobre nei pressi di Manzanillo, a Cuba, da cui era venuta il giorno 3 dello stesso mese.
Anche questa nave scomparve con tutto l'equipaggio.

5) Il Cyclops:
Scomparsa il 4 marzo 1918 era una grande nave della Marina degli Stati Uniti, di 150 metri di lunghezza e 19.000 tonnellate di dislocamento.
La nave scomparve con 309 passeggeri a bordo senza lanciare messaggi di soccorso mentre navigava tra le isole Barbados e Noorfolk.

6) Raifuku MARU:
Scomparsa nel 1924 era un cargo giapponese che navigava tra le Bahamas e Cuba, quando scomparve in quella zona dopo aver chiesto aiuto via radio.

7) Il Cotopaxi:
Scomparsa vicino a Cuba nel 1925. Era un imbarcazione che navigava lungo la rotta commerciale tra Charleston e L'Avana..

8) Il Stavanger:
Scomparsa nel 1931 era una nave da carico che navigava vicino a Cat Island nelle Bahamas, quando scomparve con 43 uomini a bordo.

9) Il John e Mary:
 Scomparsa nel mese di aprile 1932.
Questa nave era una due alberi a vela che riapparve a 80 chilometri a sud delle Bermuda senza l'equipaggio.

10) La Anglo-Australian:
Scomparsa nel mese di marzo 1938 con 39 uomini a bordo, era una nave da carico che aveva lanciato il suo ultimo messaggio dalle Azzorre.

11) La Gloria Colite:
Scomparsa nel mese di febbraio 1940 a 320 Km da Mobil, Atlanta era uno yacht di Saint Vincent nel British West Indies. Sembrava che non ci fosse nessuno a bordo, nonostante che la stiva,le cabine e le merci fossero in ordine.

12) Il Rubicone:
Scomparso il 22 ottobre 1944. Era una nave da carico cubana che scomparve nel cuore del Triangolo. Venne ritrovata dalla Guardia costiera degli Stati Uniti al largo della costa della Florida, priva dell'equipaggio, ad eccezione di un cane che era stato un muto testimone del dramma.

13) Il Sandra:
Scomparsa nel giugno del 1950. Era una nave cargo di 106 metri di lunghezza che viaggiava da Savannah, in Georgia, a Puerto Cabello, Venezuela.
Trasportava un carico di 302 tonnellate di insetticidi per le piantagioni.
Dopo aver fatto scalo presso il porto di Agostino, in Florida scomparve con tutto il suo carico e la sua squadra.

14) Il Connemara IV:
Scomparso nel mese di settembre 1955 era uno yacht privato che successivamente riapparve privo dell'equipaggio e di segni che potessero spiegare cosa fosse successo.
Lo yacht era riapparso a 640 km a ovest delle Bermuda.

15) La Regina di zolfo Marino:
Scomparsa il 4 febbraio 1963 era una nave cargo di 130 metri di lunghezza che navigava lungo la rotta da Beaumont, in Texas, a Norfolk, Virginia.
La nave era scomparsa con tutto l'equipaggio, senza emettere alcun messaggio di soccorso.

16) La Sno'Boy:
Scomparsa il 1°luglio 1963 era una piccola imbarcazione da pesca, di soli 20 metri di lunghezza e con 40 pescatori a bordo.
L'imbarcazione era in viaggio dalla Giamaica quando scomparve con tutto l'equipaggio a Key West.

17) La Stregoneria:
Scomparsa il 24 dicembre 1967 mentre effettuava una crociera. Si tratta di uno dei casi più straordinari del triangolo delle Bermuda. Questa imbarcazione scomparve all'improvviso con il suo proprietario e un passeggero a bordo, mentre era legata ad una boa di ormeggio di fronte al porto, a soli 1600 metri da Miami, in Florida.

18) L'Anita:
Scomparsa nel mese di marzo 1973 era una nave cargo di 20.000 tonnellate in rotta da Newport News verso la Germania. La nave scomparve nel Triangolo delle Bermuda con 32 persone a bordo.

19) La Milton Iatrides:
Scomparsa nel mese di aprile 1973.
Era una nave da carico in viaggio da New Orleans a Città del Capo, quando scomparve nelle acque del triangolo.


AEREI SCOMPARSI
Molti degli aeroplani in questione sono svaniti mentre si trovavano in contatto radio con la loro base o con il terminal a cui erano diretti fino al momento stesso della loro sparizione, mentre altri hanno trasmesso per radio messaggi strani, dicendo che gli strumenti di bordo avevano smesso di funzionare, che le bussole impazzivano, che il cielo era diventato giallo e nebbioso e che l' oceano non aveva un aspetto normale.
Un gruppo di cinque aeroplani, una squadriglia di Avengers TBM della Marina, partito dalla stazione aeronavale di Fort Lauderdale il 5 dicembre 1945, scomparve dopo che il Comandante della squadriglia, il capitano Stivers aveva trasmesso questo messaggio: "Non sappiamo più dov'è l' ovest...è tutto così strano. L'oceano non è più come dovrebbe essere...voliamo su acqua bianca".
Gli aerei erano partiti per un'esercitazione e non fecero più ritorno a casa nè furono più ritrovati.
Il fenomeno dell' "acqua bianca" venne già notato anche da Colombo ed è stato osservato persino dagli astronauti.
Un idrovolante da ricognizione "Martin Mariner", attrezzato per missioni di soccorso, viene inviato nella zona in cui dovrebbero trovarsi gli Avengers.
A bordo ci sono tredici uomini, tutti esperti in missioni di salvataggio.
Trascorsa circa un'ora anche l' aereo, che non ha nè incrociato gli Avengers, nè avvistato relitti, interrompe il contatto radio.
Viene rapidamente organizzata una minuziosa ricerca, vi partecipano una portaerei e decine di mezzi navali.
Un' ampia porzione dell' Atlantico viene setacciata per alcune settimane, ma dei sei velivoli non viene ripescato neppure un piccolo relitto.
Dal 1945 al 1995 scomparvero senza lasciare tracce più di 20 grossi aerei.
Vediamo i principali:

1) Il Constellation:
Scomparso il 30 ottobre 1945 a nord del Triangolo con 42 persone a bordo era un aereo della US Navy .

2) L'idrovolante Martin Mariner:
Scomparso il 5 dicembre 1945 con 13 membri di equipaggio a bordo era un bombardiere idrovolante PBM della Marina degli Stati Uniti. Scomparvero tutti dopo 20 minuti di volo.

3) Un C-54:
Scomparso nel 1947 con il suo equipaggio a 180 km dalle Bermuda era un aereo militare dell'Esercito degli Stati Uniti.

4) A DC-3:
Scomparso in un punto imprecisato tra San Juan, Puerto Rico e Miami il 28 dicembre 1948.
Era un aereo privato che scomparve durante un volo commerciale con 32 passeggeri e l'equipaggio.

5) Un altro aereo TUDOR IV:
Scomparso il 17 gennaio 1949 tra le Bermuda e la Giamaica a 600 chilometri dalle Bermuda. Era un aereo di linea commerciale denominato Star Ariel (aereo gemello dello Star Tiger).

6) Un aereo Globemaster:
Scomparso nel mese di marzo 1950 in prossimita' del triangolo mentre volava verso l'Irlanda era un aereo di linea statunitense.

7) L'aereo da trasporto YORK:
Scomparso a nord del Triangolo il 2 febbraio 1952 con 33 passeggeri e membri dell'equipaggio era un aereo di linea britannico in viaggio verso la Giamaica.

8) L'idrovolante MARTIN P-5M:
Scomparso il 9 novembre del 1956 molto vicino alle Bermuda con 10 membri dell'equipaggio era un aereo anfibio della US Navy.

9) Chase YC-122:
Scomparso l'11 gennaio 1957 tra Palm Beach e Grand Bahama era un aereo cargo con quattro passeggeri a bordo.

10) Un aereo KB-50:
Scomparso l'8 gennaio 1962 sulla rotta da Langley Field, Virginia, alle Azzorre era un aereo-cisterna della US Air Force.

11) KC-135 Stratotanker:
Scomparsi il 28 agosto 1963 erano due aerei quadrimotori dell'US Air Force completamente nuovi.
Erano in missione segreta provenienti da Homestead Air Force Base, in Florida, e diretti verso una base segreta per il rifornimento militare situata nell'Atlantico; gli aerei sono scomparsi a 480 chilometri a sud ovest delle Bermuda.

12) Il C-132 Cargomaster:
Scomparso il 22 Set 1963 mentre seguiva la rotta verso le Azzorre.

13) Il C-119 Flyng Boxcar:
Scomparso il 5 giugno 1965 in prossimita' dell'isola delle Bahamas sud-occidentale era un aereo di linea con 10 passeggeri a bordo.


MAR DEI SARGASSI
Il Mar Dei Sargassi rappresenta la parte di Oceano Atlantico compresa fra gli arcipelaghi delle Grandi Antille (a ovest) e le Azzorre (a est).
Quindi parliamo sempre del Triangolo delle Burmude.
È noto per le alghe che vi proliferano.
Tali alghe, di colore bruno, affiorano in superficie in grandi quantità, conferendo ad alcune zone del Mar dei Sargassi l’aspetto di una prateria.
Una delle caratteristiche più peculiare del Mar dei Sargassi è il fatto che è sempre calmo e, nonostante si trovi ad una latitudine abbastanza alta, l’acqua risulta sempre insolitamente calda.
Jules Verne ha scritto di questo mare nel suo libro “I grandi navigatori del Settecento“, descrivendolo più grande del continente australiano e come un vero e proprio “lago in mare aperto”.
Secondo Verne, la mitica Atlantide si troverebbe proprio sul fondale del Mar dei Sargassi.
L’area in questione ha una misteriosa reputazione, ossia quella di “rapire” gli equipaggi dalle loro imbarcazioni, lasciando i vascelli vuoti a continuare la loro navigazione.
Uno degli episodi più noti, come già detto in precedenza, è quello che riguarda la nave mercantile francese Rosalie, un bastimento di 222 tonnellate costruito nel 1838, partito da Amburgo e diretto all’Havana, Cuba.
La nave fu ritrovata il 6 novembre 1840 alla deriva al largo di Cuba, senza equipaggio e con le vele ancora spiegate. L’unico superstite fu un canarino nella sua gabbia.
 Lo scafo era perfettamente intatto e il suo carico completamente integrò, cosa che fece escludere un assalto da parte dei pirati.
Anche le scialuppe di salvataggio erano al loro posto.
Non si capiva perciò come la gente avesse potuto abbandonare lo scafo.
Né il motivo per cui si sarebbe gettata in mare.
Dell’equipaggio, scomparso misteriosamente nel nulla, non si seppe mai più niente.
Un altro episodio famoso riguarda la Mary Celeste, un brigantino canadese di 31 metri, varato nel 1861 in Nuova Scozia.
Il 7 novembre 1872, sotto il comando del capitano Benjamin Briggs, la nave imbarcò un carico di alcool industriale per conto della Meissner Ackermann & Coin e salpò da Staten Island, New York, alla volta di Genova.
Oltre al capitano e all’equipaggio di altri sette marinai, la nave aveva altri due passeggeri: la moglie del capitano e sua figlia.
Il 4 dicembre 1872 il brigantino fu avvistato da un’altra nave, la Dei Gratia.
La Mary Celeste si trovava tra le coste portoghesi e le isole Azzorre, ed era alla deriva a vele spiegate verso lo stretto di Gibilterra.
Non vi erano segni della presenza dell’equipaggio a bordo.
Un gruppo di marinai della Dei Gratia fu inviato a bordo.
La Mary Celeste era deserta: l’equipaggio era scomparso.
La nave era in discrete condizioni, anche se era completamente grondante d’acqua.
Solo una delle pompe era in funzione, e nella stiva vi era fino ad un metro d’acqua.
Alcune delle sue vele erano strappate.
La bussola era rotta, il sestante ed il cronometro marino mancavano e la sua unica scialuppa era mancante e sembrava essere stata intenzionalmente messa in mare piuttosto che strappata via da una tempesta, il che lasciava pensare che la nave fosse stata deliberatamente abbandonata.
Il carico di 1701 barili di alcol era intatto, anche se, una volta a Genova, si scoprì che nove barili erano vuoti. A bordo vi erano ancora scorte di acqua e di cibo per sei mesi.
La maggior parte delle carte di bordo mancavano.
Le ultime annotazioni rimaste riferivano che la nave era giunta in vista di Santa Maria delle Azzorre il 25 novembre.
Il brigantino fu condotto in porto a Gibilterra dagli uomini della Dei Gratia e successivamente sequestrato dai funzionari inglesi.
Nessuno degli uomini scomparsi dalla Mary Celeste fu mai ritrovato, né si seppe mai cosa accadde loro.


MARE DEL DIAVOLO (GIAPPONE)
Il Mare Del Diavolo anche conosciuto come “Triangolo del Drago”, è una zona dell’Oceano Pacifico che si trova al largo della costa sud-est del Giappone.
Anche in questo caso è possibile individuare un triangolo ideale i cui vertici sono rappresentati dalle isole di Honshu, Luzon e Guam.
Anche questa zona è diventata tristemente famosa per le anomalie che sono state tramandate dai marinai da tempo immemore.
Le leggende raccontano che in questa zona dell’Oceano Pacifico sia abitato da diavoli e mostri marini che non aspettano altro di attaccare gli incauti navigatori.
Ma oltre alle leggende, ci sono fatti registrati dalla storia che fanno riflettere.
Le numerose sparizioni di navi e aeroplani avvenute nella zona ha costretto il governo nipponico a dichiarare l’area come “zona pericolosa”.
Tra il 1952 e il 1954, il Giappone ha perso in questa zona ben cinque navi militari, tutte sparite nel nulla senza lasciare traccia.
Nel 1955, il governo giapponese commissionò una spedizione in quel tratto di mare per fare luce sulle misteriose sparizioni e valutare la reale pericolosità delle coordinate geografiche.
Ma nessuno si sarebbe mai aspettato che anche la nave oceanografica Kaiyo Maru 5 sparisse nel nulla con tutto l’equipaggio a bordo, composto da marinai e scienziati.
A seguito di tali eventi enigmatici, numerosi ricercatori indipendenti iniziarono uno studio approfondito sul Triangolo del Drago.
Tra questi, spicca il lavoro di Ivan Sanderson, il quale inserisce questa area del pacifico nelle “Twelve Devil’s Graveyards Around the World (I dodici cimiteri del diavolo sparsi per il mondo), articolo che Sanderson presento alla comunità scientifica nel 1972.
Secondo l’ipotesi del ricercatori, nel mondo esisterebbero 12 zone simili al Triangolo delle Bermuda.
Il motivo per il quale il Triangolo delle Bermuda è più conosciuto, dipende dal fatto che si tratta di un’area con un traffico aereo e marittimo più intenso: mentre anche le altre zone, sebbene situate in luoghi meno battuti, danno prove evidenti di anomalie.
Egli definì queste aree come “Vortici del male”.
Sanderson ipotizzò che le correnti caldi e fredde che attraversano questi vortici potessero creare dei disturbi elettromagnetici, i quali avrebbero influenzato gli strumenti e le navi, causando così la sparizione delle stesse navi.


TERRA DEL FUOCO
Un altra zona pericolosa per imbarcazioni e marinai è rappresentata dalla Terra Del Fuoco, un arcipelago al largo della punta meridionale del Sud America.
Durante il suo primo viaggio intorno al mondo iniziato nel 1520, il famoso navigatore Ferdinando Magellano avvistò numerose luci in movimento nei pressi dell’arcipelago.
Alcuni pensarono che si trattasse di torce accese posizionate su zattere alla deriva.
L’ipotesi ispirò il navigatore che chiamo l’arcipelago “Terra del Fuoco”.
Nel mese di ottobre del 1913, i marinai a bordo di una nave britannica avvistarono un vascello sconosciuto alla deriva.
Quando abbordarono la nave, i marinai scoprirono che il ponte della nave era completamente marcio e trovarono 20 scheletri che presumibilmente rappresentavano quello che rimaneva dell’equipaggio originario.
Gli scheletri erano stati ritrovati seduti nella maniera usuale, nella postura di chi è impegnato in una lunga, quanto noiosa, traversata oceanica.
Tutte le merci e le attrezzature della nave erano rimaste intatte e nulla fuori posto.
I documenti ritrovati a bordo rivelarono che la nave era partita da un porto della Nuova Zelanda 23 anni prima, in direzione di Londra, con un carico di lane e carne congelata.
Cosa sia successo alla nave e al suo equipaggio rimane ancora un mistero.
Tuttavia, incontri con navi “fantasma” non sono La così rare in mare aperto.


IL LAGO MICHIGAN
Non solo il mare custodisce segreti e luoghi misteriosi.
Il lago Michigan negli Stati Uniti, per esempio, è stato teatro di numerosi avvistamenti di oggetti misteriosi e di aerei fantasma.
Questo lago bagna appunto il Michigan e l'Illinois.
Secondo quanto scrive Dwight Bower nel suo libro “Strange Adventures Of The Great Lakes”, la leggenda del Triangolo del Michigan nacque nel 1937, quando il capitano George Donner scomparve misteriosamente dalla cabina del bastimento durante una consegna di routine di carbone.
Pare che il capitano avesse precisato di voler essere svegliato nel momento in cui la nave avesse raggiunto il porto. Ma quando i suoi uomini si recarono nella sua cabina non riuscirono a trovarlo, nonostante la sua porta fosse chiusa dall’interno.
Tredici anni dopo, il 23 giugno 1950, il volo 2051 della Northwes Airlines, un DC-4 in servizio tra New York e Seattle con 55 passeggeri a bordo, scomparve nel nulla nel cuore della notte, nel momento in cui si trovava a passare sul Triangolo del Michigan a 1100 metri di altezza.
In un primo momento si penso che l’aereo fosse precipitato nel lago, ma le ricerche dei sommozzatori diedero esito negativo.


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I Gravi Incidenti Di Newcastle v Nottingham (FA Cup 1973/74)

Tra 60, 70 e 80 le invasioni di campo o comunque i disordini erano all'ordine del giorno in UK.
Non solo da parte di tifoserie tristemente note come Millwall, West Ham, Chelsea, Sheffield Utd, Wolverhampton, Leeds, Portsmouth, Birmingham, Manchester Utd ma anche da tifoserie, magari meno note ma comunque temibili (almeno ai tempi).
Poi la notte di Kenilworth Road (1985) cambiò tutto: i tifosi del Millwall distrussero stadio e città e da lì iniziarono le misure repressive da parte di organi e governo.
La violenza negli stadi UK è stata quasi debellata, tranne rarissime eccezioni.
I tifosi sono tutti schedati e le "mele marce storiche" arrestate.
Le firm storiche sono state ridotte come numero.
E a chi, comunque, venisse in mente di sgarrare sia in trasferta che soprattutto in casa c'è il ban a vita dallo stadio e il carcere.
Ma 30/40 anni fa non era così.
Qui parleremo di gravi disordini in un match, magari poco noto in Italia ma che ebbe risvolti storici.
Newcastle v Nottingham Forest; sesto turno di FA Cup 1973/74.


GRAVI INCIDENTI, FERITI E CLIMA INTIMIDATORIO
La partita, sul campo, vide la vittoria del Newcastle.
Infatti il Nottingham Forest venne sconfitto 4-3.
Tuttavia, all'inizio del secondo tempo il Nottingham Forest conduceva 1-3 per un rigore dubbio concesso dall'arbitro, Gordon Kew.
Nell'assegnare il rigore, un giocatore del Newcastle venne anche espulso.
Successe il finimondo a 20 minuti dalla fine.
Circa 500 tifosi del Newcastle si riversarono in campo, cercando di aggredire avversari ed arbitro.
Due giocatori del Nottingham Forest rimasero feriti: giocatori e terna fuggono a gambe levate negli spogliatoi.
Si contano 103 feriti, 23 ricoverati in ospedale (2 gravissimi) e 39 arresti.
Il match è interrotto.
Tuttavia dopo qualche ora l'ordine pubblico viene ristabilito e l'arbitro ha l'ok per continuare la partita.
Mancano 20 minuti alla fine.
Il clima che si respira è intimidatorio: l'arbitro fischia in favore solo del Newcastle, i giocatori del Nottingham sono abbastanza intimoriti.
Fatto sta che malgrado l'1-3 e l'uomo in meno, il Newcastle segna 3 gol negli ultimi 20 minuti (di cui un rigore dubbio e un gol in netto fuorigioco).
Finisce 4-3.


LE PROTESTE E IL MATCH "NULLO" QUINDI RIPETUTO
Dopo i gravi disordini, il Nottingham Forest, l'11 Marzo, invia una lettera alla FA.
In risposta, il segretario della FA, Ted Croker, mette il match sotto inchiesta.
"Il Newcastle potrebbe essere squalificato. Non abbiamo il potere di far ripetere il match perchè è stato completato".
Tuttavia il 14 marzo la sottocommissione stabilì che, nonostante le osservazioni del signor Croker, il match era da ripetere in campo neutro il 18 Marzo 1974.
In caso di parità, altro replay, il Giovedi seguente.
Questa decisione fu storica perchè non c'erano precedenti, a livello calcistico.
Il capitano del Nottingham Forest dichiarò: "senza i gravi incidenti avremmo vinto".
Il replay al Goodison Park (Everton) fu un nervoso 0-0 e rimase così anche dopo i tempi supplementari.
Si andò nuovamente al replay e il Newcastle alla fine passò il turno grazie ad una rete di Macdonald.


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martedì 8 dicembre 2015

Una Franchigia NBA A Las Vegas? I Conti Si Fanno Con Il Gioco D'Azzardo

Las Vegas è una città che la NBA non l'ha mai vissuta.
Las Vegas nell'immediato futuro potrebbe avere una franchigia ma tutto dipende da ciò che accadrà in Wisconsin.
Infatti, i Milwaukee Bucks potrebbero avere problemi per quanto riguarda il palazzetto.
L'attuale struttura che ospita le "Alci" è la BMO Harris Bradley Center, da circa 18 mila posti.
Il proprietario della franchigia vuole costruire un nuovo impianto e se questo non avverrà per la stagione 2016/17, sarebbe pronto a richiedere alla lega lo spostamento del team a Las Vegas o Seattle.
Nel caso invece non ci saranno problemi con le tempistiche del nuovo palazzetto, sarà molto difficile che nell'immediato la NBA possa approdare a Las Vegas.
Per la verità, questo era sempre stato il sogno dell'ex commisioner David Stern ed uno degli obbiettivi di Adam Silver quindi sembrano esser passati secoli da quel 1999 in cui la NBA sbattè la porta in faccia al sindaco Oscar Goodman.
Niente NBA nella "Sin City" per eccellenza: gioco d'azzardo e criminalità troppo elevata.
Del resto, cosa potevano attendersi da una città che ha come slogan: "What happens in Vegas Stays in Vegas"?
Tra l'altro, il sindaco Oscar Goodman, ex avvocato notoriamente noto per aver difeso famiglie mafiose in passato e per essersi costruito da zero avendo un'80ntina di dollari in tasca nei primi anni 60.


LAS VEGAS E IL BASKET NBA
Non che Las Vegas però sia avara di pallacanestro.
Basta dire che nel 2007 la città ospitò l'All Star Game (il primo organizzato in una città senza franchigia NBA) e dal 2006 si tiene la Summer League.
Summer League ospitata nel Thomas & Mack Center: arena aperta nel 1983 e che può ospitare 19.000 spettatori.
Invece la Las Vegas Arena di nuova costruzione dovrebbe poter ospitare 22.800 spettatori.



GIOCO D'AZZARDO
Il principale problema di Las Vegas è la sua stessa essenza e ragione di esistere: il gioco d'azzardo.
Solo nella Las Vegas Strip ci sono una ventina di (grossi) Casinò, molti dei quali, neanche a dirlo, fondati da mafiosi.
Su tutti Bugsy Siegel.
Che tra racket, affari sporchi, omicidi ed altro, fondò il Flamingo (casinò di 7200 metri quadrati con tanto di albergo di oltre 3600 stanze).
Sin da quando la città si è espansa e da sola meta turistica è diventata una vera e propria metropoli con più di 1 milione di abitanti, il grande ostacolo da superare è stata la non-inclusione delle partite di NBA nei "menu-scommesse" dei casinò e degli allibratori.
Cioè il discorso inizialmente era: o scommesse o franchigia, per dirla breve.
Il sindaco Goodman, si è già riunito con i proprietari dei casinò e gli allibratori per cominciare a preparare la strategia per trattare con la NBA e raggiungere un compromesso.
Bisogna comunque considerare che al giorno d'oggi si può scommettere su centinaia di siti Internet e che quindi togliere le scommesse sulla NBA dai casinò di Las Vegas non sarebbe certo la soluzione a questo problema.
D'altra parte, come dicevamo prima, il richiamo del dollaro proveniente dal deserto del Nevada è sempre più forte e arriverà  un momento in cui non si potrà  più dire di no.
Un'altra soluzione potrebbe essere togliere soltanto le partite della franchigia cittadina, una soluzione intermedia.
Tra le righe si può leggere chiaramente che le scommesse non sono più un ostacolo così grande per l'arrivo di una squadra a Las Vegas.


CONSIDERAZIONI GENERICHE
Il Nevada non ha tasse sul reddito e l’IVA è all’8,1%.
Più di 40 milioni sono i visitatori annui.
Ma anche qui in mezzo al deserto è arrivata la crisi.
Una ricerca condotta dalla banca d’affari Merrill Lynch, rivela che negli ultimi quindici anni le somme giocate nei casino di Las Vegas sono progressivamente calate di quasi il 25 per cento.
Al mitico, leggendario Caesar Palace, ci sarebbero 18 miliardi di passivo ed i libri sono stati portati in tribunale.


CRIMINALITÀ
Se il gioco d'azzardo è stato e sarà comunque un punto focale della questione, certo non è possibile lasciarsi sfuggire qualcosa ad esso collegato: la criminalità .
Non se ne sente parlare spesso o almeno non se ne sentiva parlare prima dell'All-Star, ma la verità  è che Las Vegas è una città da tenere d'occhio.
Ok non stiamo parlando di Detroit, di Oakland, di Chicago, di Memphis, di St.Louis, di Atlanta, Milwaukee o Cleveland ma Las Vegas non si piazza poi malissimo dopo le solite note.
"A Las Vegas non c'è polizia per strada" sosteneva Al Harrington in un' intervista, raccontando della sua vacanza estiva nella città  del peccato.
Per quanto sorprendente possa sembrare, è una sensazione che hanno avuto quasi tutti coloro che hanno messo piede in città  nei giorni intorno all'All-Star.
"La città  ha sbagliato a non riempire le strade di poliziotti o guardie di sicurezza, sperando che tutti si comportassero bene", scriveva Bill Simmons, giornalista della ESPN.
"Non si tratta del colore della pelle o della musica che c'era in giro" scriveva Brian Windhorst nel 'Cavaliers Blog' "il problema era la mancanza di legge, gente che fuma erba nei corridoi degli hotel, camminare tra la folla in un casinò e sentire varie conversazioni su vendita di droga, uomini che molestano donne sconosciute, persone che mostrano pistole in pieno giorno…" e il giornalista non si fermava qua: "Non c'era polizia in giro che potesse arrestare nessuno per qualsiasi crimine".
Anche i giocatori non si sentivano troppo comodi a Las Vegas.
"Mi sentivo molto insicuro" affermava Rafer Alston, play degli Houston Rockets "non lasciavo l'hotel a meno che non fosse per andare a qualche evento specifico, non uscivo nemmeno per mangiare. Era l'atmosfera in generale che non dava buone sensazioni".
Gangstar ed affari un po' loschi, rimangono all'ordine del giorno.
Il sindaco Goodman, prima dell'evento citato (il già citato All Star Game di 8 anni fa) aveva fatto una dichiarazione d'intenzioni: "Non permetterò a qualche 'gang-banger' di rovinare la festa", poi è vero che non successe niente ma appunto le impressioni non furono delle migliori.


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lunedì 7 dicembre 2015

La Storia Di Ronnie O'Sullivan: Genio e Sregolatezza (Snooker)

Ronnie O'Sullivan nasce a Wordsley, Inghilterra, il 5 dicembre 1975.
Soprannominato "il Razzo" per la sua velocità di gioco e la sua esplosività.
Nato da padre inglese e madre siciliana, “Ronnie” ha trovato nel gioco dello Snooker il suo strumento di sfogo.
L'infanzia è molto difficile: un padre in galera per omicidio, una madre arrestata poco dopo per evasione fiscale, lui travolto dal vizio di droghe e alcol.
I suoi gestivano un sexy shop.
Poi per lui subentra anche la depressione (che non lo abbandonerà sinanche durante la sua carriera sui tavoli).
Inizia a giocare all’età di 10 anni, a 15 segna la prima serie perfetta da 147 punti, a 16 è un professionista e, già un anno dopo, diventa il più giovane giocatore di sempre a vincere un torneo valido per la classifica mondiale, dopo aver battuto in finale l’allora inavvicinabile Stephen Hendry (1993).
Da allora The Rocket (Il Razzo) così soprannominato per la straordinaria velocità di gioco (nel 2013 distrusse Robert Milkins in solo 70 minuti nell'UK Championship vincendo 6-0), ha portato a casa cinque titoli mondiali (2001, 2004, 2008, 2012, 2013).
O'Sullivan pratica uno stile di gioco d'attacco, è ambidestro ed è il miglior giocatore di posizione a corto raggio sul circuito mondiale.
È inoltre uno dei più spettacolari e precisi giocatori di serie di sempre, sa colpire con precisione a distanza e riesce spesso a disimpegnarsi egregiamente in difesa (malgrado non sia questo il suo marchio di fabbrica).
Sui tavoli ha fatto vedere di tutto, nel bene e nel male.
Far saltare le biglie, cambiare mano, tirare usando un solo braccio, parlare con il pubblico durante il gioco, fermare una partita per chiedere quale fosse il montepremi finale.

 "Ho trascorso tutta la mia adolescenza chiuso in una stanza buia per ore, ecco perché sono fottutamente timido!
Questo è uno sport solitario, non di forza fisica ma mentale. Se perdi, perdi con te stesso" 

Vince praticamente di tutto, oltre ai 5 mondiali, 6 UK Championship, 3 Welsh Open, 3 China Open, 1 Shanghai Masters.
Nel 2002/03 diventa N.1 del mondo, si ripeterà nel 2004/05 e l'anno successivo.
Idem nel 2008/09 e nel 2009/10.
Realizza il 147 più veloce (in 5 minuti e 30).


I PROBLEMI CON ALCOL E DROGHE
Nel 1998 perse un titolo in Irlanda (Snooker Championship) perchè nel suo sangue vennero trovate tracce di marijuana. Ai tempi si ricordano anche diverse partite dove sino a qualche ora prima, l'inglese se ne stava a bere birra.
"Mi ricordo che in ogni campionato del mondo dicevo a me stesso 'non vedo l'ora che questo torneo finisca, in modo che non venga più sottoposto a controlli antidoping e posso andare a godermi un po' la vita. Sono stato beccato solo una volta durante la mia lunga carriera, ma questo è tutto"

Poi prosegue: "Durante la mia carriera ero abituato a bere inconsapevolmente. Stavo sino al mattino. Sentivo gli uccelli cinguettare quando sorgeva il sole e pensavo 'Dio, sono nei guai' "


LA RIVALITA' CON PETER EBDON E IL MONDIALE 2005
Nel 2005 Ronnie O'Sullivan era campione in carica e subì una clamorosa rimonta venendo sconfitto 11-13 da Peter Ebdon nei quarti di finale.
La lentezza del gioco di Ebdon provocò la perdita di concentrazione di O'Sullivan che conduceva 8-2.
Si andò in serata sul 10-6.
Nei frames finali, Ronnie crollò psicologicamente.
Ebdon impiegava diversi minuti per colpire.
Addirittura 5 minuti per un break di 12 con Ebdon, accolto sulla sedia, dalle risate di O'Sullivan.
O'Sullivan perse la testa (e la pazienza) e finì per perdere l'incontro.
"Io ho uno stile diverso da Ronnie, che rimane un campione, ma io ho appunto battuto il campione del mondo. La gente può dire quello che vuole ma non mi importa.
Quando sto cercando concentrazione rallento il gioco ma non lo faccio intenzionalmente".
O'Sullivan comunque non se la prese con Ebdon.
"Peter ha fatto quello che si sentiva di fare".
Alla domanda sul perché avesse continuato a giocare quando aveva bisogno di 10 Snooker, O'Sullivan ha risposto: "Stavo solo cercando di trovare il ritmo per il frame successivo"
Per la cronaca, Murphy batterà 18-16 Stevens in finale.


IL CLAMOROSO RITIRO CONTRO STEPHEN HENDRY (2006)
Nel 2006, improvvisamente, durante un match dell'UK Championship O'Sullivan si ritira dalla partita contro Stephen Hendry.
L'ex campione del mondo era in svantaggio per 4-1, conduceva nel sesto frame di 24 punti ma mancata la rossa ha improvvisamente abbandonato la partita, dando la mano ad Hendry e all'arbitro Jan Verhaas, ritirandosi dal match e quindi dal torneo.
La federazione mondiale di Snooker gli inflisse una multa di 25.000 sterline.
"Chi mi conosce sa che sono un perfezionista.
Oggi ero così irritato con me stesso che ho perso la pazienza ed ho deciso di lasciare. Avrei voluto offrire a Stephen un avversario degno di questo nome e mi dispiace di non esserci riuscito" ha aggiunto.
"Sono anche molto dispiaciuto per i fan che sono venuti a vedermi giocare, non era mia intenzione deluderli e per questo mi scuso"

"Mi ha detto che ne aveva abbastanza e mi ha augurato buona fortuna" ha detto Hendry, che quindi si è aggiudicato il match per 9-1.
"Non voglio mentire, è una bella sensazione avanzare al prossimo turno ma io mi stavo divertendo giocando bene ed ovviamente avrei preferito vincere sul campo"
Hendry ed O'Sullivan si erano spesso scontrati in passato, ma lo scozzese ha precisato che non c'erano mai stati problemi tra i due.

Graeme Dott (che stava giocando contemporaneamente) poi disse "Non posso criticare qualcuno altro per questo, ma non avevo mai visto niente di simile. E' davvero strano.
Ho sentito il trambusto, pensavo che ci fosse lotta, ho sentito qualcuno tra la folla gridare contro Ronnie.
Se Ronnie è depresso o ha problemi sinceramente mi dispiace per lui e spero che si rimetta.
Comunque molte persone hanno pagato fior di quattrini per vederlo giocare, c'è chi ha scommesso su di lui oggi o vincente del torneo".

Agli spettatori che avevano pagato per guardare le due sessioni del loro scontro è stato permesso di vedere la partita Dott-Davis con seguenti disagi per spostamenti da una parte della sala all'altra.

O'Sullivan, allora 31enne, era già un'anima tormentata: stava combattendo già una forma di depressione ed aveva già minacciato di smettere di giocare definitivamente in numerose occasioni.


LA PROTESTA E LA RINUNCIA DELLA SERIE PERFETTA: 147 (2016)
Impegnato nel primo turno del Welsh Open 2016 contro Barry Pinches, O'Sullivan rinuncia di proposito a stabilire il leggendario 147 (la serie perfetta, dove s'imbucano tutte le palline rosse alternandole solo con la nera più la serie finale delle altre colorate) centrando la rosa al posto della nera.
Il motivo? Per protesta contro il premio di questa speciale performance pari a "soli" 10 mila sterline.

"Dieci mila sterline sono troppo poche per un 147, la partita perfetta vale molto di più. Certo che conoscevo il premio da 10 mila sterline (circa 13 mila euro), ma secondo me non è un valore proporzionato all’impresa di riuscire a fare una serie perfetta. E’ come andare in una concessionaria Mercedes e sentirsi dire che una macchina vale solamente 3 mila sterline"

Episodio che ha suscitato scalpore tra i tifosi, ma anche gli addetti ai lavori.
"Certo non è un crimine, ma è comunque un gran peccato. I giocatori devono dare il buon esempio ai tifosi, anche da questo punto di vista. Non dare il massimo è una cosa inaccettabile, e irrispettosa nei confronti del pubblico"  è il commento di Barry Hearn, capo della Federazione mondiale di Snooker.
C’è invece chi ha subito preso la palla al balzo e, complice un’abile mossa pubblicitaria, ha sfidato O’Sullivan a completare il celebre 147 (lui che in carriera l’ha già realizzato 13 volte in carriera, nessuno come mai nella storia, ma che gli manca addirittura dal dicembre 2014 durante l’UK Championship) in cambio di un assegno da 61 mila sterline.
“La prossima volta però non ti dimenticare la nera”, la sfida di Paddy Power, celebre bookmaker irlandese.
La risposta di O’Sullivan non si è fatta certo attendere: "Ti dirò di più se ci riuscirò donerò 11mila sterline a un’associazione benefica a vostra scelta".



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