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giovedì 3 settembre 2015

La Storia Di Pat Tillman: L'Arruolamento Nell'Esercito e La Morte

Pat Tillman, californiano, nato il 6 Novembre 1976 venne scelto nel Draft NFL 1998: 226° scelta assoluta dagli Arizona Cardinals.
Ma che fosse un predestinato era già evidente al college.
A testimonianza di cosa Tillman riesce a fare al college ci sono, oltre al fatto di essere stato determinante per i Sun Devils, che nel 1997 arrivano ad un nulla dalla conquista del campionato NCAA perdendo la finale contro Ohio State (ultima partita di college football trasmessa dalla TV in Italia), 3 convocazioni al PAC-10 All Academic Football Team ed il raggiungimento del 1st Team Academic All American Honor.
In NFL, da linebacker, Tillman fu spostato nel ruolo di safety ed iniziò da titolare 10 delle sue 16 partite giocate nella stagione da rookie.
Pare che Tillman rifiutò un contratto quinquennale, del valore di nove milioni di dollari, offerto dai St.Louis Rams per un senso di lealtà verso Arizona che aveva creduto in lui.
Chiuso in se stesso ma onesto, fedele e leale: diventa subito il beniamino di tutti (tifosi, allenatori e compagni di squadra).
Il giornalista sportivo di Sports Illustrated Paul Zimmerman inserì Tillman nella formazione ideale della stagione 2000 dopo che Pat terminò l'annata con 155 tackle, 1,5 sack, 2 fumble forzati, 2 fumble recuperati, 9 passaggi deviati ed un 1 intercetto da 30 yard.
Tuttavia nel pieno della carriera Tillman, a seguito degli attacchi dell'11 Settembre 2001, prese una decisione storica: quella di arruolarsi nell'esercito.
Tillman terminò la sua carriera con un totale di 238 tackle, 3 sack, 3 intercetti per 37 yard, 3 fumble forzati, 2 passaggi deviati e 3 fumble recuperati in 60 gare totali.
Inoltre tentò una corsa da 4 yard e ritornò tre kickoff per 33 yard.

"Immaginate il più famoso giocatore di calcio di tutta Europa: questo era Pat quando ha preso quella decisione. Ogni radio, ogni stazione televisiva, ogni persona che avesse accesso al pubblico parlava di lui" 


GLI ATTACCHI DELL'11 SETTEMBRE 2001
Era l'11 settembre 2001.
Tre aerei, dirottati da terroristi, si vanno a schiantare a New York sulle Twin Towers e sul Pentagono a Washington cambiando il destino dell'umanità.
Ecco il primo crollo, ecco il secondo, poi il terzo.
In totale, tra terroristi, piloti, passeggeri e vittime in suolo americano saranno quasi 3mila i morti.
Una nuvola di fumo che sa di morte invade le strade, colpisce i palazzi, le auto, la gente.
Il rumore assordante delle torri che implodono e crollano lascia spazio ad un silenzio irreale, rotto dalle sirene, dai lamenti, dalle urla di chi non crede a ciò che sta succedendo.
Molte persone muoiono, altre si ritrovano con una vita distrutta perché i loro cari erano dentro le due imponenti costruzioni a lavorare, altre ancora piangono gli innocenti che non ci sono più e tutti coloro che, nel tentativo di salvare altre vite, rimangono intrappolati in un inferno di fuoco, senza nessuna possibilità di uscirne vivi, morendo nell’estremo e vano tentativo di evitare che altre persone, sconosciute, rimangano li a bruciare o a ritrovarsi travolti dalle macerie di un crollo che pare scontato.
La gente si lancia nel vuoto sicura di morire, ma in maniera meno lenta e dolorosa.
Il mondo è incredulo, la gente davanti alla TV si chiede se sta guardando un film o se davvero sta succedendo quello che nessuno, per infiniti istanti, vuol credere reale.
Cambia la vita di tutti, anche quella di Pat.
La scala dei valori non può più essere la stessa per Pat.
Al football si sostituisce la volontà di fare qualcosa per la Patria, per quella Madre Patria che lo ha visto nascere, ma non lo vedrà morire, quella Madre alla quale sacrificherà la vita, perché lui era così.
Intervistato dopo l’attentato Pat dice: “In momenti come questi ti fermi a pensare a quanto di buono abbiamo, al tipo di società nella quale viviamo e alle libertà che ci vengono concesse...Gran parte della mia famiglia è partita per combattere una guerra e io non ho mai fatto un accidente di niente!“.
E così quel brillante giovane rinuncia ai soldi, alla fama, ad una vita tranquilla, perché la Patria lo chiama e Pat non può fingersi sordo; entra nell’ufficio del suo Coach e gli comunica la decisione di lasciare il football (rinunciando a qualcosa come 3 milioni e mezzo di dollari e prenderne 18.000) per arruolarsi nell’esercito.
“Pat sa qual è il suo scopo nella vita: lui desidera lasciare i campi da football per una chiamata che considera più importante“.
Tillman non spiegherà mai il perché di quella decisione, fedele al suo modo di essere. Un uomo introverso, ma generoso e che mai, nella vita, si è accontentato di di ciò che aveva raggiunto.


L'ARRUOLAMENTO NELL'ESERCITO E LA MORTE (2004)
Come detto Pat si arruola, assieme al fratello Kevin e viene assegnato al corpo dei Rangers, al 75° reggimento di Fort Lewis.
Finito l’addestramento, viene destinato all’operazione “Iraqi Freedom” nel 2003 (per la quale viene premiato con l’“Arthur Ashe Courage Award”) per poi essere spedito in Afghanistan durante l’operazione “Enduring Freedom” nel febbraio del 2004.
E lì, il 22 aprile 2004, muore, lasciando la giovane moglie Marie, i genitori, due fratelli, molti amici e molta gente che non lo dimenticherà mai.
Muore lasciando un vuoto incolmabile in chi lo conosce, lo ama e ne apprezza le doti di uomo straordinario che ha sempre compiuto il suo dovere di studente, giocatore e militare nel migliore dei modi.
Muore compiendo l’estremo sacrificio per qualcosa in cui credeva e, indipendentemente da come ognuno di noi può considerare l’ideale che lo ha portato in mezzo a quelle rocce alla ricerca di Bin Laden, gli va riconosciuto di aver dato tutto per quello in cui credeva.


EROE NAZIONALE
Eroe lo è in ogni caso ma l'America racconta, come si è saputo in seguito, una realtà diversa.
Secondo le prime ricostruzioni Tillman viene dichiarato morto, ucciso dai talebani.
Dello stesso avviso il fratello di Pat Tillman, Kevin, che ha accusato il Pentagono di aver raccontato "bugie intenzionali", e di aver dato il via a una serie di «false verità in modo studiato e deliberato».
«Riteniamo che questo racconto sia stato concepito per ingannare la mia famiglia ma, cosa ancora più importante, il pubblico americano. La morte di Pat è stata chiaramente il risultato di "fratricidio"».
Kevin ha precisato che le dichiarazioni con cui il corpo militare ha spiegato le ragioni della morte di Pat sono state una vera e propria "frode". "Rivelare che la morte di Pat fu il risultato di un fratricidio si sarebbe confermato l’ennesimo disastro politico in un mese di disastri politici e dunque, fu necessario nascondere la verità».
Il quadro si è fatto più controverso quando a prendere la parola è stato Bryan O'Neal, ex sergente che vide con i suoi occhi l'ex giocatore di football perdere la vita a causa di un fuoco amico.
«Mi fu ordinato di non dire nulla alla famiglia, ha ricordato O'Neal. L'ordine arrivò dall’allora colonnello Jeff Bailey, comandante del battaglione che controllava il plotone di Tillman.
Mary Tillman, madre dell'ex campione, ritiene che all'epoca, l'allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld sapesse alla perfezione come erano andate le cose.


TRAGICO ERRORE
Come detto della sua morte si discute ancora.
Com’è morto allora Tillman? Pare che l’errore sia stato di un suo comandante, che durante un rastrellamento tra i monti afghani avrebbe diviso in due tronconi la sua squadra di ricognizione.
Quelle rocce pullulavano di Talebani e la paura unita all’inesperienza di molti di quei ragazzi ha causato un tiro incrociato (iniziato quando le due parti si sono ritrovate una di fronte all’altra) che è costato la vita a Pat.
Ucciso come si suol dire da “fuoco amico”, forse lasciato lì ancora vivo.


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