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giovedì 16 maggio 2013

Libro Di David Millar: Racing Through The Dark (Doping)

David Millar è un cilista che si è dopato e qualche anno fa ha fatto uscire un autobiografia, in cui parla di quegli anni davvero oscuri sotto questo punto di vista.
Il libro in questione è: Correre nell'oscurità, la caduta e la rinascita di David Millar


Piccoli estratti dal libro:
Millar incomincia a parlare della sua scoperta del doping a partire dall’anno 1997, quando firmò per Cofidis.
Quell’anno, François Migraine, ds di Cofidis, voleva fare le cose in grande. La presentazione della squadra fu fatta sui Campi Elisi. Dopo la cerimonia, i francesi della squadra partirono a far la festa, mentre la maggioranza degli americani ( Armstrong, Livingston, Andreu, Jullich), si eclissarono in vista dello stage previsto il giorno dopo.
Con grande stupore di Millar tutti i pro francesi che venivano da una notte passata in bianco apparivano in gran forma. Capì allora che si erano probabilmente caricati grazie ai medicinali che circolavano in squadra in totale impunità.
La stagione inizia. Guimard lo iscrisse alla Tirreno-Adriatico. Millar racconta che si staccava appena la strada saliva appena. Pure durante gli allenamenti i suoi colleghi pestavano parecchio.
All’epoca si era persuasi inoltre che, andando forte, si eliminava più rapidamente l’epo dall’organismo e faceva abbassare l’ematocrito, quello che diventava un pensiero un problema per i corridori poiché la settimana italiana doveva essere la prima gara dove l’UCI avrebbe verificato il limite del 50% deciso nel ’97. Demoralizzato Milllar finì 100esimo al prologo e nel “gruppetto” per tutte le altre tappe. La sera si accorse che tutti i corridori avevano il loro valigiotto dei medicinali: Le iniezioni fanno parte della vita quotidiana del ciclista e in Cofidis, le flebo di recupero si facevano davanti alla tv.
Per meglio conoscere questo ambiente, si avvicina a Rominger e le segue al velodromo di Manchester dove lo svizzero preparava il record dell’ore col Dottor Ferrari. Durante un pasto, Ferrari parla con Millar delle sue qualità fisiche, del suo peso, del suo VO2 max, poi si alza e gli pinza i bicipiti per apprezzare la sua massa grassa: “Non male-dice- ma potresti essere più magro!”. Ferrari è appassionato dalle prestazioni ma è soprattutto ossessionato dal peso. E l’epo?
Rominger gli confidò che era ancora possibile vincere in una corsa di un giorno senza l’ormone, ma sicuramente non un grande giro. Poi aggiunse: “sono contento di smettere!”. Deluso nell’aver sentito la verità dal suo mentore, Millar si consola dicendosi che non aveva ancora ottenuto il suo massimo potenziale. Durante la sua prima annata coi pro, abbandona tutte le corse a tappe in cui viene schierato, sfinito. Alla Vuelta non può più e accetta il suo primo “recupero”. Non è altro che un miscuglio di vitamina B e ferro. Ma già qualcosa cambia. Al Tour de l’Avenir, pensa di strappare la sua prima vittoria, ma non succede; è alla fine battuto da Erwann Mentheour, che tutti sapevano essere pieno fino ai capelli e che verrà a scusarsi con lui il giorno dopo.
Poi Millar racconta l’Affaire Festina e l’assurdo viaggio in nave del Tour del 98 per tornare da Dublino dove si era disputato il prologo. Quando si sa dell’arresto di Willy Voet, le squadre in preda al panico si sbarazzano di tutti i farmaci buttandoli a mare. Poveri pesci!
Millar parla anche su altri episodi poco gloriosi della storia del ciclismo, in particolare sulla deriva tossicomane di certi corridori di Cofidis, sotto l’influenza di due corridori dalla forte personalità: Franck Vandenbroucke e Philippe Gaumont. Piuttosto calmi e riservati nella vita quotidiana, si trovavavno a volte in stati deliranti mescolando l’alcol (soprattutto champagne) e medicinali (stilnox e royphnol). Era capitato che prendessero il pulman della squadra per andare al bordello più vicino. La vigilia della Liegi del 98 che vide VDB vincitore, seppe che si era ingurgitato 11 compresse di Stilnox, cosa che non gli impedì di salire sulla Redoute col 53, cosa che non era mai riuscita a Millar, neanche in allenamento. L’uso di Stilnox era normale nelle serate dei corridori di Cofidis. Nel 1999, durante uno stage sui Pirenei, Millar finì per accettarne una compressa per festeggiare il compleanno: Mescolato all’alcool, questo ipnotico (come il Valium) provoca delle profonde alterazioni della percezione. Come gli altri ne diventerà dipendente. Una sera volle raggiungere la sua camera ed ebbe l’idea di entrarvici dalla finestra…cadde e si fratturò il tallone, cosa che gli compromise buona parte della stagione. All’avvicinarsi della Vuelta 2001, gli fecero capire che tutte le speranze della squadra erano su di lui e che, in queste condizioni, bisognava pensare “a prepararsi per bene” ciò che significava “prendere dell’EPO”. Così accetta e sparisce, domiciliandosi da Lelli in Toscana che gli consiglia 10.000 unità (UI) di epo alla settimana, dose considerata come moderata. All’epoca certi corridori si iniettavano 4000 UI al giorno! La cura doveva fermarsi 10 giorni prima dell’inizio della Vuelta. Lepo era nascosta nelle lattine di coca-cola nel frigorifero. Lelli si procurava l’EPO alla farmacia dell’angolo (che faceva tutti i suoi guadagni col giro dei ciclisti) o grazie ad un amico che stava in ospedale. Millar vinse il prologo e scoprì che la vittoria non ha lo stesso sapore barando.. pazienza…
Bisogna farlo dal momento che le corse sono sempre più veloci. All’epoca i corridori della Once avevano fatto montare la corona con 55 denti! Il gruppo poteva filare ai 56km/h per 180 km col vento contro, come nella tappa di Saragozza dove Millar si fece ingannare. Riuscì poi a rimontare da solo andando a più di 60 km/h per 20 minuti con uuna frequenza di 115 rpm. Il suo corpo divenne capace di sforzi che la testa non giudicava possibili fino ad allora. Ciò lo inebria completamente. Si aggiunsero i servizi del Dottor Jesu Losa, medico dell’Euskaltel che gli chiese 12000 euro all’anno per un programma personalizzato, più una percentuale sui punti uci vinti. Epo in intravena (perché sparisce prima), testosterone e cortisone: non si fa mancare nulla. Millar diventa campione del mondo a crono nel 2003 in Canada. Ma la passione sparisce…"
Più si dopava più detestava questo sport. Alla fine della stagione 2003, decide di smettere! Il suo sogno è di lavorare con il suo amico Dave Brailsford (futuro ds di Sky) che dirige la squadra olimpionica britannica, con l’intento di partecipare ai giochi di Atene. Ma il suo passato di dopato lo avrebbe raggiunto. Nel gennaio 2001, un ex-corridore di Cofidis, il polacco Mrek Rutkiewicz, viene arrestato all’aeroporto Charles de Gaulle in possesso di sostanze dopanti. E’ l’inizio del caso Cofidis. Chi prima chi dopo, confessano tutti: il doping e la frode fiscale. Millar è arrestato a Biarritz in compagnia di Brailsford e della sua famiglia. Verrà sospeso per due anni dalla federazione inglese. Indagato dal fisco francese, dovrà vendere la sua casa di Biarritz. Il caso Cofidis gli costa 800.000 sterline (circa 1milione di €). Decide quindi di ritornare in Inghilterra e dà una serata di addio a Biarritz intitolata “Dopage dommage”. Dave Brailsford, sapendo che Millar aveva deciso lui stesso di smettere col doping prima che scoppiasse il caso Cofidis, volle dargli una seconda possibilità. Lo accoglie ll’”Istituto inglese sportivo” (EIS)dove però viene mal accettato. In quanto ex-dopato gli viene proibito di allenarsi sulla pista. Nel 2006, ottiene un contratto nella piccola squadra spagnola Saunier-Duval, diretta da Mauro Giannetti e Matxin Fernandez: Il giorno della presentazione e davanti a tutta la squadra, annuncia il suo definitivo rifuto e condanna delle sostanze dopanti e della pratica delle trasfusioni pro-recupero. Nello slancio, decide di pubblicare regolarmente i risultati delle sue analisi del sangue. Termina il Tour completamente svuotato e stremato al 58° posto. Ma vince la crono della Vuelta davanti a Cancellara ed è convinto che si può stare ai livelli più alti senza aiuto medico. Alla presentazione del Tour 2007, conosce Jonathan Vaughters che ha appena creato una piccola squadra in America. La sua idea? Incoraggiare il ciclismo pulito e obbligare i corridori a controlli ben più rigorosi di quelli dell’UCI. Millar trova l’idea geniale, e si unisce nel 2008 alla squadra Garmin-Chipotle. Questo cascava nel momento giusto poiché la Saunier Duval rassomigliava ormai più ad un ospedale che da una squadra di ciclismo. Tutti vedevano in Riccò come la bomba nel gruppo e il direttore M. Giannetti gli lasciava libertà totale nella preparaione. Millar cercò a un certo punto anche di parlarne con i dirigenti UCI ma Giannetti era in ottimi rapporti con il Dottor Mario Zorzoli, capo della commissione medica dell?UCI, e la squadra medica Saunier non fu toccata.
Oggi Millar prosegue la sua carriera in Garmin come corridore, come rappresentante dei professionisti presso la WADA, e saltuariamente come divulgatore dei fatti accaduti alla sua epoca”.


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